Triste è quel paese la cui storia è sconosciuta ai suoi cittadini. L’11 aprile sarà il 500° anniversario della morte di Donato Bramante e solo a Fermignano, paese di nascita del maestro, è stato deciso di dedicargli la copertina dell’elenco telefonico delle province di Pesaro e Urbino. Fermignano, che ai tempi del maestro si chiamava Monte Asdrualdo, è un piccolo villaggio nelle Marche, nei pressi della più importante e nota Urbino, città militare, nel Rinascimento, sotto il controllo della famiglia Della Rovere.
Donato di Angelo di Pascuccio, detto Bramante, vi nacque nel 1444 e si spense durante i lavori alla basilica di San Pietro e al Vaticano, l’11 aprile 1514. Ma non siamo qui per far la storia di questo grande maestro e delle sue opere, quanto per denunciare la stupidità e l’ignoranza della nostra pubblica amministrazione, che lascia correre un’occasione per far cultura, aumentare il turismo e far muovere l’economia.
Lasciamo parlare Vasari e la sua Vita di Bramante da Urbino Architettore:
“Di grandissimo giovamento alla architettura fu veramente il moderno operare di Filippo Brunelleschi, avendo egli contrafatto e dopo molte età rimesse in luce l’opere egregie de’ più dotti e maravigliosi antichi. Ma non fu manco utile al secolo nostro Bramante, acciò seguitando le vestigie di Filippo, facesse agli altri dopo lui strada sicura nella professione della architettura, essendo egli di animo, valore, ingegno e scienza in quella arte non solamente teorico, ma pratico et esercitato sommamente. Né poteva la natura formare uno ingegno più spedito, che esercitasse e mettesse in opera le cose dell’arte, con maggiore invenzione e misura e con tanto fondamento quanto costui. Ma non meno punto di tutto questo fu necessario il creare in quel tempo Giulio II pontefice animoso e di lasciar memorie desiderosissimo. E fu ventura nostra e sua il trovare un tal principe, il che agli ingegni grandi avviene rare volte, a le spese del quale e’ potesse mostrare il valore dello ingegno suo e quelle arteficiose difficultà che nella architettura mostrò Bramante. La virtù del quale si estese negli edifici da lui fabricati, che le modanature delle cornici, i fusi delle colonne, la grazia de’ capitegli, le base, le mensole et i cantoni, le volte, le scale, i risalti et ogni ordine d’architettura tirato per consiglio o modello di questo artefice, riuscì sempre maraviglioso a chiunque lo vide….”
Quest’uomo, che ha realizzato edifici, come il tempio di San Pietro in Montorio, che tutto il mondo ci invidia e che ha progettato architetture monumentali (San Pietro e il cortile del Belvedere) ancora approfonditamente studiate nelle università, è uno dei pilastri su cui si fonda il Rinascimento e dovrebbe essere ricordato con manifestazioni e festeggiamenti degni di un fondatore della cultura. A nostro avviso più importante di un Garibaldi o di una qualsiasi altra pedina del potere, Bramante è il simbolo dell’ingegno e dell’arguzia, dell’apertura mentale.
In uno dei suoi sonetti scrisse: “Come il tempo si muta in un momento/si muta il mio pensier che gli è seguace” (Beltrami, 1884, p. 27).
Non bastano un francobollo o una giornata di studi per rendere omaggio a questa grande personalità, c’è bisogno di eventi che lo ricordino e lo facciano conoscere ai giovani italiani che ormai ignorano la storia della Penisola, soprattutto durante la nostra epoca d’oro, il Rinascimento, quel periodo in cui tutta Europa avrebbe voluto essere “italiana”.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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