Cambiamenti climatici, green economy e sostenibilità ambientale sembrano destinate ad occupare un eterno “secondo o terzo posto” nelle priorità della maggior parte dei governi mondiali. È quanto sostengono le organizzazioni ambientaliste e i gruppi della società civile in una lettera presentata alle Nazioni Unite dopo il vertice che ha riunito a Rio de Janeiro, dal 20 al 22 giugno scorso, i rappresentanti delle maggiori economie mondiali. Presenti il capo dello Stato francese, Francois Hollande, quello sudafricano, Jacob Zuma, il primo ministro indiano, Manmohan Singh, e cinese, Wen Jiabao, tutti provenienti dal G20 di Los Cabos, in Messico. Grandi assenti, invece, il presidente Usa, Barack Obama, il premier britannico, David Cameron, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente russo, Vladimir Putin. Anche l’Italia, al vertice, è stata rappresentata dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e non dal presidente del Consiglio, Mario Monti.

Al di là delle assenze “istituzionali”, quello che ha deluso la società civile è il documento finale del summit. “Rio+20 era una Conferenza sulla vita, sulle future generazioni, sulle foreste, gli oceani, i fiumi e i laghi da cui tutti noi dipendiamo per avere cibo, acqua ed energia. Era una Conferenza per affrontare la pressante sfida di costruire un futuro che ci possa sostenere – ha dichiarato il direttore generale del WWF, Jim Leape – . Sfortunatamente, i leader del pianeta riuniti qui hanno perso di vista questa urgente motivazione”. Nel documento finale “Il Futuro che Vogliamo”, i capi di Stato e di governo partecipanti riconoscono e riaffermano l’impegno a promuovere lo sviluppo sostenibile, la promozione delle energie rinnovabili, la tutela dell’ambiente, la biodiversità. Nelle 49 pagine e nei 283 paragrafi del testo, mancano però “azione e fatti concreti”.

Il “Futuro che Vogliamo” non si trova nel documento che porta questo nome. Il “Futuro che Vogliamo” non è quello risultato dal processo negoziale di Rio+20, scrivono le organizzazioni ambientaliste. “Il documento intitolato ‘Il Futuro che Vogliamo’ è mediocre e non è altezza dello spirito e dei passi avanti fatti nei vent’anni trascorsi da Rio92. Né è all’altezza dell’importanza e dell’urgenza delle questioni affrontate. Le agende fragili e generiche per i prossimi negoziati non garantiscono risultati”, aggiungono le organizzazioni della società civile che hanno preso le distanze dal documento finale del summit.  Unica nota positiva emersa dal vertice per le Ong sono proprio quei progetti concreti che mancano nella dichiarazione firmata dai leader mondiali.

Come l’impegno del Brasile a stanziare 4,3 miliardi dollari per fornire l’accesso di tutta la popolazione all’energia entro il 2014 e quello del Ghana che ha presentato un piano nazionale di azione energetica per sostenere i meccanismi di finanziamento “innovativi”. Microsoft ha dichiarato il proprio obiettivo a divenire carbon neutral entro il 2013 e l’italiana Eni ha stanziato circa 5 miliardi di dollari per un progetto integrato di costruzione e riabilitazione di centrali e delle reti di trasmissione e distribuzione di energia elettrica in Congo. Sono questi i progetti di cui il mondo ha bisogno, secondo le Ong. Progetti che per altro vanno verificati e analizzati, per assicurarsi che siano davvero seguiti e attuati.

G. L. -ilmegafono.org