La storia ci insegna che la vitalità musicale di un compositore può essere paragonata all’arco descritto dal sole durante il giorno: ad ogni alba corrisponde inevitabilmente un tramonto. È quindi possibile che un artista esaurisca la sua vena compositiva? È possibile che il suo animo non riesca più ad esternare le proprie emozioni su uno spartito? Sbilanciandoci possiamo rispondere a queste domande in maniera affermativa.
A conferma di tutto ciò ci viene incontro la notizia musicale recente più importante, ovvero lo scioglimento di un gruppo di importanza mondiale: i R.E.M. Stipe e compagni sono un gruppo rock-alternativo statunitense formatosi nel 1980 ad Athens, presso l’Università della Georgia. I componenti scoprirono di coltivare gli stessi gusti musicali e decisero quindi di formare un gruppo che, in 31 anni di carriera, avrebbe venduto circa 85 milioni di dischi.
Si dice che il cantante Michael Stipe, il chitarrista Peter Buck, il bassista Mike Mills e il batterista Bill Berry (che abbandonò il gruppo nel 1997 e non fu mai definitivamente sostituito) stabilirono il nome della loro band sfogliando un dizionario e scegliendo l’acronimo R.E.M. (Rapid Eye Movement). Nel corso della loro carriera i R.E.M. hanno pubblicato 15 album, 7 raccolte e 2 dischi di eventi live, ma soprattutto canzoni che hanno segnato l’inizio e lo sviluppo del genere dell’alternative rock.
Il riassunto della loro essenza musicale può essere intuito dalle loro canzoni più conosciute: Losing my religion e Everybody hurts. In queste canzoni di indiscutibile bellezza sono presenti inoltre concetti decisamente degni di nota. Ad esempio Everybody hurts è una canzone dedicata a tutti coloro che hanno ricevuto delusioni dalla vita; con musica e parole i R.E.M. hanno voluto trasmettere coraggio a tutte queste persone. Ciò rappresenta un gesto immensamente ammirevole da parte di chi, pur essendo circondato da fama, successo e denaro, pensa alle persone meno fortunate.
Dal lato più musicale e meno idealistico invece troviamo la famosissima Losing my religion, la quale è stata inserita dal noto magazine statunitense “Rolling Stone” alla posizione n°169 tra le 500 canzoni più belle di tutti i tempi. Dopo questa analisi sul gruppo e sul loro modo di fare musica possiamo capire un po’ di più perché il mondo musicale è rimasto esterrefatto di fronte alla notizia del disfacimento di questa band.
I motivi di tale decisione possono essere intuiti dal loro comunicato ufficiale. Ne citiamo solo una parte:
“Un saggio una volta disse che la cosa più importante quando si va a una festa è sapere quando è il momento di andare via. Abbiamo costruito qualcosa di straordinario insieme. E ora è tempo di abbandonarla. Spero che i nostri fan capiscano che questa non è stata una decisione facile. Ma tutte le cose hanno una fine e noi abbiamo voluto finire bene, a modo nostro.”
“Durante l’ultimo tour e mentre realizzavamo l’ultimo album, ci chiedevamo cosa avremmo fatto poi. Siamo sempre stati una band nel senso più vero del termine. Fratelli che si vogliono bene e si rispettano. E abbiamo preso questa decisione insieme, consensualmente, senza avvocati o disarmonie. Era il momento giusto.” Con queste semplici parole i R.E.M. si sono congedati dalla scena musicale internazionale; parole che esprimono ciò che ha accompagnato il gruppo nella vita e nella musica: successo internazionale, ma anche intelligenza, buonsenso e rispetto verso il prossimo.
Manuele Foti –ilmegafono.org
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