Dopo il caldo torpore delle ultime settimane, questa volta ci svegliamo al suono dei Nova 76. Interessante progetto di 3 musicisti di Verdello, provincia di Bergamo. Parliamo del loro terzo album, il primo full lenght, dopo il demo di esordio. Un bel compendio di sonorità rock, pop e grunge. Non aspettatevi il solito cross-over da indie-rock. Piuttosto sonorità sulla linea dei primi Afterhours. Forse il benchmark di riferimento per inquadrarli è proprio il primo indipendent rock italiano. Anche per i testi e i cori che ci accompagnano nell’ascolto e per quell’atmosfera dionisiaca.
Non a caso si intitola “Serpenti sul tavolo” e ci dà il benvenuto con l’atmosfera grunge di Due dottori e un paziente. “Mi dica professore quale è il giusto prezzo da pagare per scovare ciò che è in fondo al nostro cuore senza sporcare il suo magico candore”. I primi versi promettono bene e da lì il viaggio è iniziato. Ci hanno svegliato e adesso batteria e chitarra si fanno più nitide, si sfocia nel rock di Credere nell’aria per poi lasciare spazio alle ballate più pop di Io ti aspetto e Chi ha visto gente vera?. È qui che Alberto Ubbiali, voce e mente dei testi, dà il meglio di sé. Un’altalena tra sentimenti diametralmente opposti della gioventù.
Stati d’animo che trovano hegelianamente compimento nell’idea di Yesterday (unica traccia in inglese), interessante retrospettiva ideale di chi è morto ieri e si guarda indietro, dopo aver capito: “Yesterday I died and everything is changing in my mind now I realize what is true and what is right”. Si intravede sotto la scorza di una musica ancora da limare e modellare, l’emergere ruspante di un’identità musicale che va definendosi. Ci pare di rintracciarla anche in La mia guerra, dove i generi toccati dal gruppo nella sua storia sembrano emergere in una sintesi molto promettente.
E anche il sound più noise di Il grande inquisitore riesce a tirare fuori lo spirito e la passione incatramati nelle corde e sui piatti della batteria. I Nova 76 sono un gruppo di giovani di gran belle speranze, speriamo che sappiano continuare sulla strada già intrapresa e cercare un loro modo di far musica. Per essere sperimentali e creare anche loro qualcosa di nuovo. Ce n’è bisogno, per tutti.
Penna Bianca – il megafono.org
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