Il recente rapporto sull’edilizia sostenibile stilato da Legambiente evidenzia dati significativi relativi agli sprechi energetici delle abitazioni italiane; gli edifici nei quali abitiamo, infatti, sono spesso responsabili di dispersioni di calore che fanno aumentare i costi della “bolletta”. L’indagine, condotta in quindici capoluoghi italiani, ci mostra criteri di costruzione assai discutibili: finestre e porte montate male, pareti non isolanti, materiali diversi associati in modo, per cosi dire, ardito, spazi inutilizzati che disperdono il calore costringendo ad usare riscaldamenti e condizionatori. Dei 100 edifici sottoposti ad analisi, soltanto 11 (tutti a Bolzano) possono essere ritenuti “ecologici” e, dunque, sostenibili. La tecnica utilizzata per rilevare la sostenibilità degli edifici è quella delle “termo fotografie” o “immagini termografiche”, realizzate con un particolare macchinario in grado di rilevare le proprietà termiche ed energetiche dei materiali di costruzione.
Edoardo Zanchini, responsabile del settore energetico di Legambiente, sottolinea l’importanza delle termo immagini, affermando che possono costituire un ottimo strumento per stabilire criteri di costruzione in base al grado di dispersione energetica che essi mostrano. Avere case ben progettate, inoltre, consente di evitare l’uso di condizionatori durante l’estate e di limitare quello dei riscaldamenti domestici d’inverno, con risparmio tra i 200 e 500 euro l’anno a famiglia; al risparmio energetico/economico, si aggiunge anche un netto miglioramento della qualità della vita. Le analisi sui quartieri residenziali sono state effettuate prendendo in considerazione edifici costruiti negli ultimi dieci anni, ed uno dei dati più importanti rilevati dall’indagine è che la costruzione di un edificio di “classe A” (categoria delle case “ecologiche”) non comporta spese maggiori rispetto ad un’abitazione di “classe B o C”; inoltre, per alimentare un edificio di classe A, sono necessari circa 30Kwh/mq l’anno, quantità nettamente inferiore ai 70Kwh/mq o, nel peggiore dei casi, ai 120Kwh/mq (sempre annuali) necessari al fabbisogno di un edificio di classe inferiore.
Gli edifici che dovrebbero dare il buon esempio, quelli che cioè ospitano le sedi di vari organi istituzionali, sono stati anch’essi bocciati in tronco: 18 edifici su 19 risultano irregolari. Gli unici a salvarsi sono gli edifici della nuova sede amministrativa della provincia di Bolzano. Valutazioni positive relative alle tecniche e ai criteri di costruzione sono state espresse anche nei confronti di edifici pubblici delle provincie autonome di Trento e Bolzano e per gli istituti di Regione Piemonte e Lombardia; regioni promosse con qualche riserva sono Emilia Romagna, Puglia e Liguria; bocciate per mancanza di leggi regionali dettagliate Lazio,Umbria e Valle d’Aosta; bocciate per inadeguatezza ed incompletezza totale Campania, Calabria, Toscana, Veneto, Marche, Molise, Basilicata, Abruzzo, Sardegna e Sicilia.
Il quadro emerso dall’indagine di Legambiente ci dimostra quanto siano ancora poco attente e dettagliate le attenzioni dei progettisti ai criteri di costruzione degli edifici pubblici e non, per quanto riguarda materiali edilizi, tecnologie e modalità di riscaldamento/raffreddamento. Il ministero dello Sviluppo Economico ha sottolineato che il peso dei consumi energetici civili equivale al 50% dei consumi elettrici ed al 33% dei consumi energetici totali. Diventa dunque essenziale contenere gli sprechi nelle abitazioni, riducendo le emissioni di CO2: è possibile adoperando tecniche di costruzione adeguate.
L’Unione Europea ha infatti imposto una direttiva che rende obbligatoria la certificazione energetica degli edifici nuovi e nella vendita (o acquisto) degli edifici esistenti, mentre un’ulteriore direttiva stabilisce che dal 2021 tutti gli edifici non dovranno aver bisogno di apparati per il riscaldamento e raffreddamento, che dovranno essere ad appannaggio delle sole energie rinnovabili. Non ci resta che aspettare per capire se si tratterà dell’ennesima utopia.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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