Per chi ha vissuto gli anni ′70-′80 ci deve essere qualcosa di estremamente malinconico nel ricordarli. Una serie di simboli che hanno accompagnato l’adolescenza rivivono per magia nei ricordi. Idee politiche forti, l’impegno giovanile. Gli Offlaga Disco Pax, gruppo di Reggio Emilia, hanno fatto di questo sentimento un romanzo di formazione con le loro canzoni. Storie dalla bassa emiliana. Una sorta di fotografia tra la via Emilia e il West 30 anni dopo, con tante americanate in più e un mondo completamente diverso. Un mondo che ha lasciato la piccola città campagnola di Francesco Guccini e ha preso il via del sottoproletariato urbano dei casermoni della tangenziale di una qualsiasi città della Grande Pianura.
Ma al di là del Po, al di là degli Appennini c’era e forse c’è ancora quel misto di provincia fotografato da Fellini in Amarcord, con il socialismo ancora incrostato ai muri. Idee che gli OFD hanno incastonato nella loro prima opera letteraria, ops, musicale. “Socialismo tascabile”. L’espressione fa riferimento al fatto che in certe zone dell’Emilia e anche della Toscana il socialismo si respirasse nelle vie, nelle strade: erano idee spesso confuse, ma molto vicine alla gente. Si comincia dall’adolescenza con Kappler, canzone autobiografica del cantante che inquadra la sua vita scolastica nella luce tetra e austera del professore di agraria soprannominato appunto Kappler.
E c’è (in Enver) il momento della contestazione e delle letture eterodosse su Enver, dittatore albanese, che “ha lasciato piazze piene e urne vuote” in un periodo in cui di qua dall’Adriatico “siamo rimasti a guardare un desiderio qualche volta noioso.” C′è la storia d’amore con Ylenia (Khmer rossa), quattordicenne che frequentava, storia tumultuosa, rossa, confusa; nel rumore tetro e sgraziato dell’elettronica di sottofondo si crea l’immagine di questi due giovani: “Era ancora una bambina ma viveva come se fosse grande ed io ero appagato da lei anche se frequentarla era molto difficile. Ricordo fughe in avanti, scioperi a scuola, rifugi sommari dove baciarsi e toccarsi in nome dell’amore per il comunismo molto privato che provavamo per noi stessi”.
Poi (Cinnamon) “sono venute le prove tecniche di trasmissione. Se eri fortunato ti poteva capitare di avere un amico con l’antenna esatta che captava la Svizzera o Capodistria. Tele Capodistria era un vulcano di emozioni. Film partigiani dove i tedeschi erano cattivi e i partigiani buonissimi e intelligentissimi. Un paradiso socialista”. Il tutto si confonde, si addensa in Robespierre, capolavoro del gruppo, coacervo di simboli, idee, riferimenti, allusioni, in tipico stile OFD.
In loro c’è l’ingenuità del giovane di provincia, la rabbia della periferia, la coscienza del ventenne emancipato che non dimentica da dove viene e rielabora le sue esperienze alla luce della maturità. Molto intellettuali nel loro incedere recitato, profondo, intelligenti nei commenti fuori campo e nel mettere in risalto, con sottile sarcasmo, le ironie della vita e del destino. Musica da ascoltare, da sentire, come se fossimo a teatro. E fa simpatia, con una lacrima sul volto, vedere quanto siamo cambiati in questi anni. “Ci hanno preso tutto”.
Penna Bianca -ilmegafono.org
Commenti recenti