8200 morti l’anno non bastano a placare le emissioni nocive e la diffusione di polveri sottili nelle tredici principali città italiane, e non solo: mezza Italia produce più smog del limite previsto dalle normative dell’Unione Europea. Le città di Milano e Brescia sono state addirittura dichiarate “fuori legge” per aver già superato in questo primo scampolo di 2011 la soglia limite delle eccezioni consentite dalla legge, ossia 35 “sforamenti”, costringendo i propri abitanti ad un’aria irrespirabile e dannosa. Vi sono, tuttavia, tante altre città sul punto di sforare i limiti dell’UE: Lucca, Bergamo, Torino e Mantova oscillano tra i 28 ed i 32 giorni di sforamento, mentre a quota 27 giorni si trovano Napoli, Asti, Lecco e Como. Le statistiche parlano chiaro: entro Pasqua (che quest’anno cade il 24 aprile), tutta Italia sarà sotto una coltre di smog e polveri sottili che metterà a repentaglio la salute dei cittadini.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ricorda che la causa principale dell’inquinamento cittadino è dovuta al traffico urbano ed alle conseguenti emissioni di gas di scappamento prodotti da combustibili fossili: promuovere e sensibilizzare i cittadini alla cosiddetta “mobilità sostenibile” sarebbe un’ottima alternativa ai rischi dinanzi ai quali puntualmente ci ritroviamo. I danni dell’inquinamento cittadino, non sono soltanto sanitari, ma anche economici: una volta superata la soglia limite in tutta Italia arriveranno puntualissime le sanzioni dell’Unione Europea, che, come ci ricorda il vicedirettore di Legambiente, Andrea Poggio, potrebbero ammontare a circa 700milioni l’anno, senza contare che bisogna ancora pagare le sanzioni del 2008 e del 2010, dato che lo scorso anno più del 17% del territorio italiano era fuori legge.

Contribuisce a peggiorare il quadro delineato anche l’inettitudine del governo in materia ambientale: il progetto di legge per migliorare la qualità dell’aria e per bilanciare le perdite dovute alle sanzioni dell’UE, presentato a dicembre in Parlamento, non ha conosciuto da allora evoluzioni né è stato varato, per cui la situazione è in piena stasi. Il progetto prevedeva piani di regolazione per la circolazione dei veicoli più inquinanti come pullmann, camion ed autobus, più un intervento sui riscaldamenti degli edifici pubblici. Il tutto per un costo di un miliardo di euro, ma con il vantaggio di incassare altri milioni con lo sviluppo di una campagna a costo zero per la mobilità sostenibile. L’attuale situazione della politica ambientale italiana, tuttavia, induce a pensare che il momento in cui i cittadini sceglieranno di spostarsi con i mezzi pubblici piuttosto che con un’auto è ancora molto lontano.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org