Due milioni di tonnellate di rifiuti tossici, il contenuto di oltre 82 mila tir, sono stati scaricati in tutto il territorio italiano nel 2010 per un volume d’affari illeciti di più di 19 miliardi di euro. È l’ecomafia, un fenomeno spesso associato al sud Italia, ma che invece ha le sue radici ovunque, anche in regioni che i politici amano definire “virtuose”. È di pochi giorni fa infatti la notizia dell’avvio di un maxiprocesso, a Pesaro, nelle Marche, contro 65 persone accusate di “associazione a delinquere” per lo smaltimento di rifiuti illeciti provenienti da fabbriche di Treviso, Venezia, Bologna, Ferrara e Salerno.
Lo sversamento di fanghi e liquami tossici, circa 12mila tonnellate, sarebbe avvenuto nel lontano 2003, nelle discariche di Tavullia, Monteschiantello di Fano e Barchi, nella zona di Pesaro, consentendo ai presunti autori del crimine di incassare almeno un milione di euro di profitti, con un’evasione dell’eco tassa da pagare alla Regione pari a 30mila euro e un mancato pagamento dell’Iva per 50mila euro. Gran parte degli imputati lavora per le ditte appaltatrici della gestione delle discariche, ma, secondo la Procura, vi sarebbe la complicità “lampante” degli enti controllori: a quanto pare, infatti, venivano certificati trattamenti mai avvenuti attribuendo alla ditte di trasporto l’esistenza di macchinari e impianti per lo stoccaggio mai posseduti, in cambio di tangenti da 6mila euro.
Nel frattempo, però, per quasi la metà degli imputati è intervenuta la prescrizione: chi rispondeva delle sole violazioni ambientali non dovrà scontare alcuna pena. Il processo di Pesaro è stato aggiornato al 29 gennaio dell’anno prossimo ed è assai probabile che anche gli altri capi di imputazione cadano in prescrizione. Come scrive Legambiente nel suo ultimo rapporto sulle ecomafie, il traffico di rifiuti tossici attraversa ormai l’intero paese ed espatria: dalla Campania alla Calabria, passando per il Nord Italia, è arrivato a Berlino, Amsterdam e perfino Hong Kong.
Nell’area di Pesaro, dove sarebbe avvenuto lo sversamento di 12 mila tonnellate di rifiuti pericolosi, sono aumentati in modo esponenziale, dal 2003 ad oggi, i casi di malattie tumorali e la presenza di malformazioni congenite nei nascituri. La correlazione tra i due fenomeni non è stata inserita come “prova” nel processo, ma esistono statistiche di Legambiente riguardanti l’incremento di patologie gravi e anomale nelle zone limitrofe alle discariche imputate.
Pesaro, ovviamente, è solo un esempio di come le ecomafie siano ormai ramificate su tutto il territorio italiano. Basti pensare che solo due settimane fa, a pochi chilometri da Pesaro, nel capoluogo marchigiano, Ancona, sono state arrestate 9 persone per il conferimento di fanghi tossici in mare, nell’area di un Parco regionale protetto. Dai primi rilievi è emerso che, a partire da agosto scorso, sono stati gettati in mare, a meno di 400 metri dalla costa, agenti inquinanti come vernici e solventi e sostanze antivegetative usate nel porto di Ancona da ditte locali. Le persone arrestate sono tutte di Ancona, tra di esse vi sono anche tre funzionari pubblici: speriamo che almeno il loro caso non vada in prescrizione.
G. L. -ilmegafono.org
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