Nel 2024 l’Italia spenderà circa 840 milioni di euro per tutelare militarmente attività di ricerca, estrazione e importazione di fonti fossili, nonostante la crisi climatica e gli impegni presi, a livello internazionale, per contrastarla. A denunciarlo è Greenpeace Italia, in un report secondo il quale il nostro Paese, in pratica, investe circa il 60% del budget per le missioni militari in operazioni destinate anche alla protezione di fonti fossili. Una spesa che in termini assoluti è in costante crescita dal 2019, al contrario di quanto dovrebbe accadere per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica. La Camera dei Deputati ha appena approvato le operazioni militari italiane a protezione delle rotte del gas e del petrolio avviate negli anni scorsi, dopo aver varato la nuova operazione europea “Aspides” ai primi di marzo.
Questa missione nel Mar Rosso è strettamente collegata al nostro approvvigionamento energetico, in quanto l’impegno militare italiano punta soprattutto a difendere l’import di gas e petrolio da quell’area. Secondo FederPetroli, infatti, dalla rotta del Canale di Suez transita il 27% dell’import italiano di greggio e il 34% del nostro Gnl. Come sottolinea Greenpeace, anche le altre due missioni europee collegate alla nuova operazione Aspides, cioè “EMASoH”, nello Stretto di Hormuz, e “Atalanta”, nel Golfo di Aden, svolgono da anni un ruolo di protezione dell’import del petrolio e del gas.
Le principali aree delle missioni militari “fossili” restano poi quelle degli anni scorsi, ovvero: Oceano Indiano Nord Occidentale, Medio Oriente, Mediterraneo centrale e orientale, Golfo di Guinea e Mozambico. In quest’area di interesse per l’Italia sta prendendo forza una fascia di instabilità che minaccia l’Europa ed è in grado di condizionare flussi commerciali, movimenti migratori, approvvigionamenti energetici. La scelta di sostenere questo tipo di missioni militari, pertanto, non aggrava solo il disastro climatico ma contribuisce ad aumentare le tensioni in zone già instabili.
Per questo Greenpeace Italia lancia un appello al governo italiano affinché interrompa la protezione militare delle fonti fossili e pensi piuttosto a tutelare la sicurezza energetica di cittadine e cittadini investendo in fonti rinnovabili. Ciò anche tenendo conto del fatto che, solo nel 2023, la produzione netta totale di elettricità in Italia, secondo dati di Terna, è avvenuta per il 43,8% grazie alle fonti green, ovvero idroelettrico, eolico, solare, biomasse e geotermico.
Redazione -ilmegafono.org
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