Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Quaternary International nell’ambito del progetto Vector potrebbe rendere più insonni le notti degli italiani: ben trentatré aree costiere del nostro paese sono a rischio sommersione entro il 2100. Non solo Venezia, dunque: nel giro di qualche decennio potrebbero scomparire sotto il livello del mare anche la Versilia, Catania, Cagliari, la foce del Tevere ed alcune zone costiere della Campania. Non finisce qui: anche l’intero delta del Po rischia di scomparire, così come alcune zone della Romagna. Al centro, invece, rischiano metà delle spiagge nelle Marche ed il 60% delle spiagge abruzzesi. Le cause sono due: innalzamento del livello del Mediterraneo ed abbassamento geologico della costa.

La triste scoperta è stata effettuata seguendo modelli previsionali e dati statistici rilevati da 300 punti d’osservazione, come spiega Marco Anzidei, scienziato italiano impegnato nel progetto Vector e membro dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La risalita del mare è stimata tra i 20 e i 153 cm, considerando tutti i fattori fisici e geologici caratteristici delle coste (golfi, insenature, pavimento roccioso o sabbioso). Venezia è destinata ad una sorte ormai nota da anni: 1,5 metri è il livello di risalita del mare previsto per il prossimo futuro.

Già se confrontiamo le foto risalenti a circa cinquant’anni fa delle spiagge interessate al fenomeno con le immagini satellitari di oggi, possiamo renderci conto di quanto il mare abbia lavorato nel corso del tempo. Ed è un cambiamento percepibile anche a distanza di pochi anni. Gli scienziati spiegano che il livello del mare ha iniziato a crescere a partire dalla Rivoluzione Industriale, superfluo spiegarne il perchè. I parametri considerati dal team Vector hanno posto la data massima per la sommersione al 2100, ma, vista la forte instabilità geologica del Mediterraneo, potrebbero ancora cambiare molte cose.

Terremoti marini, effetto “run up” (risalita dell’onda), scioglimento improvviso dei ghiacci di Groenlandia e dei due poli, potrebbero rimettere tutto in discussione. Le coste italiane sono a rischio. Sarebbe opportuno adottare politiche ambientali adeguate soprattutto per quanto riguarda le tecniche di costruzione edilizia lungo le coste, limitandole. Arginare (nel vero senso della parola) il problema è possibile.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org