E dopo fango e veleno scaricato sui candidati e sugli elettori del centro-sinistra, adesso è finalmente giunto il momento di votare. Non è una normale elezione, sebbene avrebbe dovuto esserlo. Non è un voto importante solo sul piano amministrativo o locale, ma ha una rilevanza nazionale, ormai si sa. Occhi puntati su Milano e Napoli, i terreni in cui Berlusconi ha voluto che si giocasse la partita più dura, quella nella quale mostrare i muscoli che, purtroppo per lui, non ci sono più. Puoi mascherare la faccia, puoi riempirla di plastica per nascondere l’età e il decadimento della pelle, ma non esistono lifting per i muscoli che perdono forza, non ci sono viagra per il rinvigorimento di un consenso sempre più basso e per un castello in fase di lento e inesorabile crollo.
Questa volta i predellini, le sfilate in tv, i colpi di coda a base di fango e insulti, le promesse folli non servono, sono molli come il corpo di un ventennio di potere che si sgonfia, si affloscia su se stesso, sugli errori, sulle vergogne, sulle follie. Soccombe colpito dal rimbalzo dei colpi sparati con le proprie armi più crudeli, fatte di infamità, bugie, volgari attacchi, “dossieraggi”, mistificazioni della realtà. La strategia del terrore e della calunnia non ha portato a nulla, anzi ha davvero indignato anche coloro che avevano perso l’abitudine a farlo. E dopo la sconfitta del primo turno, l’esercito del fango non si è fermato, ha continuato con le aggressioni, le invenzioni, perfino i travestimenti.
Tutto secondo i canoni della megalomania e dell’arroganza di Berlusconi, che si è sovrapposto ai suoi candidati, combattendo una guerra personale tra lui e il centrosinistra, tra lui e il Paese, tra lui e la sua Milano, tra lui e quella Napoli che è stata centrale nella sua propaganda degli ultimi anni. Pisapia e De Magistris sono stati bravi a resistere, a rispondere con stile, con quella capacità dialettica e con quei contenuti che sono essenziali per chi deve governare una grande città, come Napoli o Milano. Una lezione di stile, di democrazia, di alta politica. A Milano la tensione è palpabile e si respira grande aria di cambiamento, grande voglia di cacciare via da palazzo Marino un sindaco scadente, un politico pessimo ed un personaggio squallido, anche per le pesanti cadute di stile mostrate in campagna elettorale.
Tra poche ore, ne siamo convinti, della Moratti si ricorderanno soltanto i danni arrecati a Milano, a cui bisognerà porre rimedio. C’è una città che attende e c’è un Paese che spera insieme ai milanesi, che hanno davvero l’occasione di dare un segnale di svolta all’Italia, di riconciliare una nazione, di ridimensionare la Lega, di rimettere al centro la politica e la buona amministrazione. A Napoli, c’è la convinzione che De Magistris possa davvero vincere e ciò rappresenterebbe una radicale rivoluzione, una scelta di legalità, di affidabilità. Anche da destra arrivano i voti per l’ex magistrato che aveva svelato i rapporti oscuri tra politica, criminalità e poteri occulti. La candidatura di Lettieri, calato dall’alto attraverso i fili del burattinaio Cosentino puzza anche a chi è abituato all’odore di marcio.
C’è un limite a tutto. E questo limite a destra è stato ampiamente superato. Speriamo che i cittadini che andranno a votare puniscano lo straripamento di chi ha cercato di trasformare un esercizio di democrazia in rissa da cortile. Dall’alto del Duomo, a Milano, e dal mare del Golfo, a Napoli, sembra spirare un vento nuovo, un vento che se davvero porterà alla vittoria di Pisapia e De Magistris, potrebbe soffiare su tutta l’Italia e scoperchiare un sistema lungo 20 anni, i cui soffitti, con i segreti e le magagne che nascondono, non hanno più la solidità di un tempo. Il Tiranno sembra ormai sull’orlo di cadere giù con il suo castello e la sua servitù. Tocca a Milano e Napoli, alle loro “nuove giornate”, dare all’Italia un nuovo spiraglio di libertà. Attendiamo fiduciosi.
Massimiliano Perna –ilmegafono.org
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