Gli allevamenti intensivi sono una delle piaghe più insostenibili per l’ambiente e il nostro ecosistema: ne sono martoriati sia i luoghi sia gli animali che lo subiscono, un sistema che da solo è responsabile di due terzi e più di emissioni di ammoniaca in Italia, con ricadute anche sulla salute umana. L’ammoniaca è infatti indicata come una delle cause di morti premature in Italia. Questo e altri motivi hanno spinto Greenpeace, insieme a ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia, a presentare una proposta di legge per cambiare il sistema degli allevamenti intensivi nel nostro paese. A sostenere l’iniziativa anche i depurati Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati), Eleonora Evi (Alleanza Verdi Sinistra), Carmen Di Lauro (Movimento 5 Stelle) e Andrea Orlando (Partito Democratico), oltre al Comitato G.A.E.T.A. di Schivenoglia (MN), uno dei comitati locali contro gli allevamenti intensivi.
Come si legge sul sito di Greenpeace, gli obiettivi della richiesta sono i seguenti:
- fermare l’espansione degli allevamenti intensivi, soprattutto nei territori più inquinati
- ridurre il numero di animali allevati in Italia
- avviare una transizione ecologica degli allevamenti intensivi esistenti
- sostenere le piccole aziende agricole
- tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto
- garantire cibo sano e di qualità a prezzi accessibili per i consumatori
Tra i dati sulle emissioni degli allevamenti intensivi, emergono fattori degni di riflessione. Per esempio, la pianura Padana, dove si concentrano gli allevamenti intensivi, viene addirittura definita come “la camera a gas d’Europa”, con valori del PM2,5 ben oltre le soglie dell’OMS.
Accanto all’inquinamento, vi è inoltre un eccessivo consumo di risorse, come i cereali che nei due terzi dei casi diventano mangime per gli animali, così come gran parte dei terreni agricoli viene destinata alla coltivazione di prodotti per l’alimentazione animale. Senza contare il consumo d’acqua, che ha enormi ricadute anche sulle risorse idriche. Gli animali degli allevamenti intensivi sono oltre 700 milioni all’anno, vittime di enormi sofferenze oltre che di ingente spreco di risorse. Accanto alle richieste formulate nella proposta di legge, vi sono anche inviti a consumare meno carne, a favore di una riconversione ecologica totale.
Inoltre, si rende necessaria una distribuzione più equa dei fondi europei per l’agricoltura, visto che l’80% di essi finisce nelle casse del solo 20% delle aziende, le più grandi e inquinanti, a scapito delle piccole realtà. Distribuire i fondi in maniera più equa potrebbe essere la strada giusta per rendere più accessibili anche i prezzi dei prodotti agricoli.
Virago -ilmegafono.org
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