In Italia, la transizione ecologica dei trasporti è ancora troppo lenta, i servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico sono un tema del tutto secondario e i finanziamenti sono insufficienti, nonostante il numero dei viaggiatori sia tornato a salire. È quanto emerge dal rapporto Pendolaria 2024 (clicca qui per leggerlo), in cui Legambiente fa il punto sul trasporto su ferro in Italia – indietro rispetto agli altri Paesi europei – con un’analisi sul presente e futuro del settore. Secondo Legambiente, il governo guidato da Giorgia Meloni finora non è stato in grado di sostenere il settore, anzi ha operato tagli e rimodulazioni assolutamente ingiustificate. Nell’ultima legge di bilancio, scrive Legambiente, per la prima volta dal 2017 non sono stati nemmeno previsti fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie e filovie, così come per la ciclabilità e la mobilità dolce.

Grande dimenticato è il Mezzogiorno, dove circolano meno treni, i convogli sono più vecchi e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. Quattro delle dodici linee ferroviarie peggiori, segnalate da Legambiente nel 2024, si concentrano al Sud, tra conferme e nuovi ingressi: le ex linee circumvesuviane (142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la di­rettrice costiera verso Sorrento, sia sul versan­te interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino sarnese); la linea Catania-Caltagirone-Gela; come new entry, la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria; infine, la linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari.

Altra nota dolente, riguarda le linee ferrovie chiuse e sospese ormai da anni: come quella della Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) o quelle delle linee a scar­tamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni e dove non vi è alcun pro­getto concreto di riattivazione. Un quadro disarmante a cui finora il governo Meloni ha risposto in modo inadeguato, concentrando invece l’attenzione su un progetto faraonico, il Ponte sullo stretto di Messina, con una spesa complessiva autorizzata di 11,43 miliardi di euro in 9 anni, un’opera definita più volte da Legambiente inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico.

Come ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: “Bisogna invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per il no­stro Paese, a partire dal Mezzogiorno, finanziando le infrastrutture prioritarie: ossia nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni, veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, garantendo accessibilità e uno spostamento dignitoso e civile. Il governo Meloni non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. Oggi la vera sfida da realizzare al 2030 è quella di un cambia­mento profondo della mobilità nella direzio­ne della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali”.

Per Legambiente, se davvero l’Italia vuole rispettare gli obiet­tivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, deve investire di più nel servizio ferroviario con un aumento di almeno 1 miliardo del Fondo Nazionale Trasporti (che fi­nanzia il trasporto su ferro e quello su gomma). Si tratta di una spesa alla portata del Paese, attraverso un’attenta programmazione di finanziamenti europei, italiani e regionali. Le risorse si possono recuperare dai sussidi alle fonti fossili e inquinanti, oltre che ripensando a progetti stradali e autostradali dannosi per l’ambiente e per l’economia. Per questo Legambiente ha chiesto apertamente al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere.

Redazione -ilmegafono.org