Si intitola “Noise in the hood”, è uscito lo scorso 24 maggio e rappresenta il primo disco di ampia durata per il progetto musicale Casta, concepito da Alessandro Castagnoli, affiancato in questo progetto da Giorgio Caiazzo. Un album composto da otto tracce nel quale si nota, senza dubbio, una bella ed interessante espressione musicale e compositiva. Questo perché il progetto Casta contiene un caleidoscopio di riferimenti ed influenze provenienti da generi anche molto differenti tra di loro, che si muovono lungo un arco temporale che parte dagli anni ‘70 per arrivare fino ai nostri giorni. 

“Noise in the hood”, infatti, lungo la tracklist che lo struttura mette in risalto una grande varietà di suoni e stili, definendo in questo modo una sorta di genere indie che coglie spunti un po’ dappertutto e tira fuori un sound originale e gradevole, qualcosa che non è già sentito, qualcosa di articolato, capace di stuzzicare l’interesse di un ascoltatore che desidera destreggiarsi in strutture sonore meno minimaliste.

All’interno di questo album troviamo i riferimenti più disparati, uniti tra di loro sapientemente e con un certo equilibrio: si parte da una base synth pop molto ben fatta, che si unisce ad altre tendenze R&B, fino ad arrivare anche a dei dettagli più orientati al jazz ma anche al new-wave. Un insieme di elementi che, così descritti, potrebbe trasmettere confusione, ma che invece, dall’ascolto lascia emergere un risultato  del tutto opposto e molto gradevole.

Quello di Casta (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”), è un album per intenditori, di quelli che si entusiasmano con intrecci melodici e armonici, ma è anche un buon compagno per chi ha il solo di desiderio di ascoltare un po’ di buona musica senza doversi sorbire inutili orpelli ed eccessi in termini di sonorità.

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Noise in the hood”.