Una raccolta differenziata ancora lontana da percentuali soddisfacenti e, in generale, una gestione dei rifiuti ancora insufficiente. Questo è quel che emerge dalla prima edizione del dossier “Parchi Rifiuti Free” di Legambiente. Il report si pone il duplice obiettivo, da un lato, di “promuovere la corretta gestione dei rifiuti nei Comuni delle aree naturali protette che hanno percentuali di raccolta differenziata ancora troppo bassi; dall’altro, avviare – d’intesa con le aree protette – azioni di riduzione dei rifiuti attraverso la gestione virtuosa dell’intero ciclo, garantendo la tutela dell’ambiente e del territorio e qualificando l’offerta delle strutture e delle località turistiche delle aree protette”. La fotografia che ne viene fuori, però, è lontana da scenari positivi, visto che nei comuni nei quali insistono le aree naturali e protette di maggior pregio, vi sono ancora performance insufficienti.
L’abbandono di rifiuti e la non corretta gestione dei rifiuti urbani, secondo l’analisi di Legambiente, diventano “non solo un detrattore ambientale e un rischio per la fauna selvatica protetta, ma impattano anche sull’attrattività turistica, condizionando in negativo il giudizio di chi visita questi luoghi”. Il dossier, quindi, sottolinea le conseguenze sul turismo sostenibile e sull’economia circolare, anche se a nostro avviso questa situazione è innanzitutto penalizzante per chi risiede in quei comuni, perché sottrae prima di tutto ai cittadini la possibilità di fruire di quei luoghi e delle esperienze che ne potrebbero derivare e di apprezzarne appieno la bellezza. Andando nel dettaglio, il dossier “Parchi Rifiuti Free” rielabora i dati Ispra relativi al 2021 sulla raccolta differenziata di 498 comuni dei 24 Parchi nazionali che interessano 1.471.319 ettari di territorio protetto e una popolazione di 2.789.748 abitanti.
Di questi 498 comuni analizzati, ben 398 hanno una popolazione inferiore a 5 mila abitanti, 67 hanno tra 5 e 15 mila abitanti, mentre 26 comuni hanno più di 15 mila abitanti. Tra questi ultimi, figurano anche 7 città capoluogo (Belluno, La Spezia, Livorno, Andria, Reggio Calabria, L’Aquila e Latina). Solo in 9 dei 24 Parchi nazionali oggetto del dossier, i comuni raggiungono l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata: Dolomiti Bellunesi, Pantelleria, Maiella, Cilento, Cinque Terre, Asinara, La Maddalena, Val Grande e Arcipelago Toscano. “La percentuale media di raccolta differenziata di tutti i comuni dei 24 Parchi Nazionali”, scrive Legambiente, è invece ancora “insufficiente e pari al 60,79%, cresciuta di appena il 3% tra il 2020 e il 2021”. Quelli più virtuosi segnalati da Legambiente, in quanto superano il 65% di raccolta differenziata, sono 265, mentre i comuni “Rifiuti Free”, nei quali la produzione pro-capite di rifiuti avviati a smaltimento è inferiore ai 75 Kg/ab/anno, sono 87.
Continuando a spulciare nel dettaglio i dati del report di Legambiente, emerge che, tra il 2020 e il 2021, mentre i “Comuni Ricicloni sono aumentati del 9,3% (pari a 46 unità)”, i comuni Rifiuti Free non sono cresciuti, rimanendo stabili. La miglior performance segnalata è quella del “Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, con una media dell’86,68%: un dato straordinario se si tiene conto che 13 dei 15 Comuni del Parco sono anche Comuni Rifiuti Free ed è l’unico Parco Rifiuti Free con una media di 60,14 Kg/ab/a”. Migliora anche la performance “del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise: nei 24 comuni analizzati – tra il 2020 e il 2021 – è cresciuta la raccolta differenziata del 20,56% e sono aumentati i Comuni Ricicloni, passati da 5 a 9”. Infine, tra i virtuosi vi sono anche il Parco nazionale della Maiella (con 33 Comuni Ricicloni e 14 Comuni Rifiuti Free) e il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (con 65 Comuni Ricicloni e 32 Comuni Rifiuti Free).
“Per raggiungere gli obiettivi al 2030 e favorire la transizione ecologica soprattutto nei parchi, territori ricchi di natura ma più esposti ai cambiamenti climatici – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – serve un cambio di passo con politiche territoriali efficaci e coerenti”. Per Nicoletti, i dati mostrano il forte ritardo di troppi comuni, in particolare è considerata allarmante la situazione dei 56 comuni “che hanno il 100% del proprio territorio in un Parco nazionale che sono, però, ben lontani, tranne rare eccezioni, dall’obiettivo del 65% di raccolta differenziata”. Per il responsabile aree protette di Legambiente è fondamentale la sottoscrizione di un patto tra parchi e comunità locali: “Per realizzare la transizione ecologica – afferma – è importante che i parchi, oltre a mantenere efficienti gli ecosistemi e tutelare le specie a rischio, non perdano la sfida di accompagnare i territori e le comunità locali verso scelte green e politiche di sviluppo innovative basate sulla qualità ambientale, la tutela della biodiversità e la coesione territoriale”.
Per riuscire in questo, secondo Legambiente, è necessario utilizzare al meglio “le misure di sostegno previste dalla legge finanziaria 2021 (l.30/12/2020 n.178) che prevede per le ZEA (Zone economiche ambientali) dei Parchi nazionali un totale di 30 milioni per il biennio 2021-2022”. Risorse che però i parchi non sono ancora riusciti a impegnare, anche a causa di una difficile applicazione della norma, e che “andrebbero rimodulate e indirizzate nella giusta direzione per far raggiungere ai comuni gli obiettivi previsti”. Importante per i parchi è anche “consolidare le azioni di tutela e investimento in buone pratiche di sostenibilità ambientale, promuovendo le Green Community, diventando così veri e propri laboratori territoriali dello sviluppo sostenibile”.
Redazione -ilmegafono.org
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