L’aumento delle temperature potrebbe tradursi, in un futuro non troppo lontano, in un aumento del livello dei mari. A sostenerlo è uno studio condotto da Climate Central, pubblicato su Environmental Research Letters. I dati parlano purtroppo chiaro: nonostante i tagli alle emissioni nocive di CO2, ciò che è già incamerato nell’atmosfera sta innescando un processo di innalzamento del livello dei mari. Il riscaldamento globale, infatti, sta spianando la strada verso una totale sommissione di almeno 50 grandi metropoli del mondo, per un totale di 800 milioni di persone.
L’aumento del livello dei mari, infatti, comporterebbe, se la temperatura dovesse incrementare di almeno 3 gradi, una “perdita quasi totale” di terra per gli stati insulari dell’Oceano Pacifico, oltre a costituire serie minacce per alcune zone dell’Asia densamente popolate. Si stima che entro il 2100, in Cina, circa 43 milioni di persone vivranno su terreni sotto il livello del mare; nel più lungo periodo, invece, saranno circa 200 milioni di persone a rischiare.
Il riscaldamento globale attualmente si attesta intorno all’aumento di 1,1°C, una temperatura che rende in ogni caso inevitabile l’aumento del livello dei mari. I calcoli portano a valutare un innalzamento medio del livello dei mari pari a 1,9 metri, ma basterebbe un ulteriore minimo aumento delle temperature, a 1,5°C, per far aumentare il numero delle persone a rischio (510 milioni in proiezione).
Per quanto riguarda l’Italia, l’innalzamento del livello dei mari potrebbe portare l’1% della popolazione a vivere al di sotto del livello stesso; con una temperatura incrementata di 1,5°C, il numero di persone sotto il livello dei mari salirà a 1,4 milioni. Rispettando i patti sul clima non si scongiurerebbero tutti i pericoli, dato che entro due secoli finirebbero sommerse 3,6 milioni di persone. L’obiettivo è quello di non dar vita allo scenario peggiore, quello in cui cioè 4,5 milioni di persone vivranno sotto il livello dei mari.
Redazione -ilmegafono.org
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