A 110 anni dalla fondazione, la Casa degli artisti di Milano ha riaperto le porte al pubblico il 1° febbraio, con una mostra omaggio a Pippa Bacca (che durerà fino al 13 febbraio 2020). Quando si entra ci si trova in un luogo molto bello ma ancora scarno e minimale, vuoto nonostante le opere esposte. Al piano terra, oltre allo spazio espositivo, ci sono un bar e un piccolo bookshop: ai piani superiori ci sono 11 atelier, fuori un piccolo giardino che suppongo verrà attrezzato per l’estate. Le pareti bianche alternate ai mattoni rossi creano un’atmosfera piacevole. Oltre che per le sue peculiarità estetiche, si tratta di un posto dalle enormi potenzialità anche e soprattutto per la posizione strategica in cui si trova.
Nel 1909, infatti, i fratelli Bogani istituirono la Casa degli artisti nell’isolato ad angolo tra corso Garibaldi e via Cazzaniga, in quello che oggi è il cuore pulsante della Milano che conta. Dopo la morte dei due fratelli, negli anni Trenta e dopo la Seconda guerra mondiale, questo luogo perde momentaneamente la propria vocazione per recuperarla solo negli anni Settanta. È il 1978 quando Luciano Fabro ridà vita alla Casa insieme a Hidetoshi Nagasawa e Jole de Sanna. Questa avventura dura fino al 20 settembre 2007, dopo la scomparsa prematura di Fabro e de Sanna, quando la Casa, ormai divenuta un centro sociale chiamato il “Garibaldi” da chi lo frequenta, viene sottoposta a sgombero forzato.
Ci sono voluti 13 anni, ma finalmente la Casa degli artisti è tornata. Dal bando di gara indetto dal Comune nel 2018 sono usciti vincitori Zona K, That’s Contemporary, Spazio Xpo’, Nic e Centro Izard Lombardia. Cinque realtà (quattro associazioni e un’impresa sociale) confluite in una ATS (associazione temporanea di scopo) per gestire questa perla incastonata nel centro storico di Milano.
Pippa Bacca, tragicamente uccisa in Turchia nel 2008 durante la realizzazione di una performance che prevedeva l’attraversamento di 11 paesi in abito da sposa, era un’artista milanese, nipote del celebre Piero Manzoni, una giovane promessa dell’arte contemporanea che dopo poco più di 10 anni trova la sua celebrazione definitiva in questo spazio, che le dedica la mostra di riapertura e le intitola il giardino annesso. Il luogo è ancora troppo nuovo e poco vissuto, ma sboccerà molto rapidamente.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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