Hanno praticamente invaso quasi tutti gli oceani e i mari e ora sono arrivate anche sulla terraferma: si tratta delle microplastiche, frammenti di polimeri inferiori ai 5 millimetri, che non sono più un problema solo dell’acqua, ma sono entrati anche nella catena alimentare. La questione, che una volta riguardava soltanto le creature che vivono negli oceani intasati da oltre 8 milioni di tonnellate di plastica l’anno, sembra che adesso coinvolga altri animali terrestri.
A dimostrarlo, una nuova ricerca dell’università di Reading nel Regno Unito, pubblicata su “Biology Letters”, che ha messo in evidenza come insetti, quali le zanzare o le libellule, siano in grado di ingerirle e trasportarle. Ed è da qui che si innesca il meccanismo: una volta che gli insetti vengono mangiati da altri animali, le microplastiche entrano a pieno nella catena alimentare di altre specie. L’inquinamento da plastica, che nei soli mari ha ucciso oltre 100 mila creature, non risparmierà neanche la terraferma. Secondo gli esperti, le larve di zanzara che crescono in acqua contaminata sono in grado di accumulare questi rifiuti nei loro corpi e mantenerli fino a un’età avanzata.
Per avere la prova del trasporto di microplastiche tramite insetti, i biologi hanno alimentato 150 larve di zanzare comuni in diverse aree del mondo con una miscela di cibo e microsfere di plastica. Successivamente, hanno esaminato 15 esemplari selezionati a caso mentre erano ancora nella fase larvale e altri 15 quando si erano già trasformati in zanzare adulte. I risultati sono stati chiari: le microplastiche sono state trovate in tutti i 30 animali analizzati.
“Qualsiasi organismo che si nutre degli insetti d’acqua dolce potrebbe essere influenzato dalle microplastiche presenti negli ecosistemi acquatici – dichiara Amanda Callaghan, una delle autrici dello studio -. Animali come uccelli, pipistrelli, ragni e altri, che abitualmente si nutrono di insetti, in futuro potrebbero ingerire sempre più microplastiche. È stata data molta attenzione alle plastiche che inquinano i nostri oceani, ma questa ricerca rivela che ora è anche nei nostri cieli”.
Insomma, è constatato che questi residui di polimeri oggi si trovano ormai ovunque: dai pesci e dagli uccelli marini all’acqua imbottigliata, birra, zucchero fino ai diversi alimenti che abitualmente usiamo. È necessario prendere al più presto delle misure efficaci che possano combattere concretamente il fenomeno. L’Europarlamento ha dichiarato nuovamente guerra alle microplastiche, di cui chiede il divieto nei prodotti cosmetici entro il 2020, ma questo è solo un primo passo. Gli scienziati sostengono che in futuro non rimarrà altro che provare gli effetti delle microplastiche sull’uomo.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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