Nelle strade delle nostre città, nei parcheggi o anche nei condomini, c’è un oggetto a cui di solito si presta poca attenzione: parliamo dell’idrante, più precisamente il cosiddetto idrante soprassuolo. Un oggetto poco considerato, nonostante svolga una importante funzione di sicurezza. Il gruppo che vi presentiamo oggi, qualche anno fa ha deciso di rendergli giustizia, scegliendo di chiamarsi proprio così: L’Idrante. Questa band siciliana, nata nel 2015, ci sorprende con la stessa freschezza di un getto d’acqua in una giornata afosa, presentandoci il suo primo album omonimo (“L’idrante”, appunto), pubblicato con l’etichetta Marea Dischi.

Dieci tracce piene di ironia che si muovono su una linea musicale essenzialmente pop-rock, ma con qualche “escursione” anche su altri generi come il funky, il rhythm and blues e perfino il jazz, come ad esempio ne La rete, traccia di apertura del disco. Un brano coinvolgente e divertente, ricco di fiati e piano, che canzona l’attuale paranoica dipendenza dal web e il predominio del virtuale sul reale, sul vissuto (“Il mi piace l’ho messo, ma non faccio mai sesso”, cantano).

La musica de L’’Idrante si lascia ammirare sin da subito per la varietà delle sfumature melodiche, che danno ritmo a ogni traccia e portano l’ascoltatore a immergersi pienamente nelle storie che raccontano, tra validi assoli rock (come quelli che chiudono La Cravatta o la struggente e dolcissima Dorothy) e disperati ma esilaranti sfoghi (come in Ex). L’ironia è un tratto distintivo dell’album, ma in giusta misura, senza mai eccedere, lasciando spazio anche a momenti più intensi nei quali i sentimenti si lasciano vedere con delicatezza appassionante, come nel groove deciso e quasi funky, bello e dolcissimo di Peccato che non eri mia.

Da buoni siculi, poi, i nostri musicisti ci descrivono anche il mondo che si affaccia davanti al mare, con i suoi personaggi e le sue storie romantiche e spesso malinconiche.“E starò a guardare il mare come un vecchio pescatore”, cantano, dentro questo mondo storto dove tramonta la luna (Vecchio pescatore). In questa canzone si riesce quasi a immaginare lo sciabordio del mare, la sua bellezza che a volte fa perfino paura, mentre l’onda musicale si infrange sugli scogli proprio sul finire del brano, con la chitarra elettrica a far da tempesta.

Il mare, come detto, è un elemento molto presente in questo disco e si lascia scoprire fino nel profondo di una metafora che ci trasforma in un pesce velenoso (Pescepalla) e, allora, a noi non resta che nuotare “con un peso sopra al petto e un sorriso stretto, velenoso come un pesce palla”. Ci resta solo l’acqua del mare, alla fine, a colmare il vuoto lasciato da un amore.

Questo album sa mischiare leggerezza e amarezza, i nostri bravi musicisti sono capaci di affrontare i problemi di una generazione senza urlare o insultare, sapendo che nella vita bisogna saper navigare con sapienza tra creature minacciose (Squali bugiardi, canzone in cui è pregevole l’uso dei synth e delle basi), districandosi con intelligenza e ironia tra le sfighe di ogni giorno e i costanti “problemi di pil” (titolo del primo singolo estratto), fischiettando malgrado tutto come fanno in Cellulare di merda, brano che un assolo di chitarra acustica e uno di piano rendono un gioiellino.

L’Idrante è un gruppo che si lascia ascoltare davvero con grande piacere, restituendoci un racconto del mondo attuale, dove, malgrado tutto, l’angoscia non vince. Sono consapevoli di quello che sono la vita e i dubbi dei “Millenials”, ossia la generazione dei nati fra il 1980 e il 2000, ma non si arrendono e invitano tutti (come ha detto Giuseppe, cantante e bassista del gruppo, nell’intervista andata in onda su “The Independence Play” sulla nostra radio) ad andare avanti senza perdere il sorriso e senza scordarsi della buona musica. Come quella che ci hanno proposto in questo album che vi consigliamo di ascoltare.

FrankaZappa -ilmegafono.org

La copertina dell’album “L’idrante”.