Seguendo la scia musicale tra le più in voga in questo preciso momento storico, oggi ci immergiamo nelle sonorità e nelle melodie dei Resilience, una giovane e promettente band dal sound molto attuale e decisamente energico. Come loro stessi hanno dichiarato ai nostri microfoni nel corso della puntata di “The Independence Play” sulla nostra radio (clicca qui per ascoltare la puntata), il progetto dei Resilience è nato solo da qualche anno, un periodo che è servito a plasmare il loro stile attraverso varie esperienze dal vivo e in sala di registrazione.

Il genere a cui i Resilience dedicano le proprie capacità compositive è quello che viene riassunto nella corrente musicale chiamata post-rock, che si esprime con suoni crudi e potenti. Nel caso della nostra band, questi suoni convergono spesso verso qualcosa di molto alternative e vengono abbelliti con altri dettagli dal sapore garage e grunge. L’impasto che ne viene fuori è, quasi sempre, un prodotto di grinta e potenza sonora.

Partendo da queste basi, il loro stile si materializza nel loro primo album, intitolato “Attenzioni inutili”. Composto da cinque tracce, il leitmotiv di questo lavoro è costituito, come detto, da sonorità forti, ritmi spediti e riff crudi, espressi con quel senso di rabbia e di ribellione proprie delle generazioni più giovani.

Non manca, all’interno di “Attenzioni inutili”, anche qualche richiamo a qualcosa di più nostrano, qualcosa di più tranquillo, che ricorda la classica ballata all’italiana, come ad esempio nel brano Il tuo miglior difetto, che a nostro modo di vedere è la vera perla tra tutte le tracce: un punto di ritrovo, un’unione attualissima tra il rock internazionale e il pop italiano.

In generale, possiamo considerare il lavoro dei Resilience come un ottimo esordio, sicuri del fatto che il tempo e le esperienze musicali non faranno altro che accrescere e modellare uno stile compositivo che già così di base lascia ben sperare.

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Attenzioni inutili”.