Le intuizioni migliori in fatto di tecnologia vengono spesso dall’Italia, ma per quanto riguarda l’applicazione di politiche green, il nostro paese stenta ancora a decollare. È quanto emerge dalla classifica stilata da due ong europee, la Transport and Enviroment e la Carbon Market Watch, che hanno osservato l’andamento delle emissioni nocive provenienti dagli stati membri. Uno dei criteri principali tenuti in considerazione dalle due associazioni è il rispetto, insieme all’adesione, dei parametri indicati dalla Conferenza sul Clima tenutasi a Parigi nel 2015, e sembra che soltanto pochi paesi abbiano deciso di rispettarli.
Sul podio dei paesi più virtuosi siedono la Svezia, seguita a ruota da Germania e Francia. La Polonia, invece, è il fanalino di coda, mentre il penultimo posto è occupato da Italia, Repubblica Ceca, Romania, Croazia, Lituania, Lettonia e Spagna.
Lo scenario disegnato dall’indagine stride con le promesse stipulate proprio in occasione della Conferenza di Parigi, dato che l’Italia fu uno dei paesi a presentare i progetti più ambiziosi in fatto di clima. I rappresentanti italiani delle ong coinvolte dichiarano che le posizioni del governo italiano a Bruxelles non rispecchiano le promesse, soprattutto in virtù del progetto di una quarta rivoluzione industriale totalmente green. Quest’ultima ipotesi sembra quasi essere un’utopia, visti i comportamenti tenuti da istituzioni e industrie, ancora troppo legate ad una progettualità poco attenta alle necessità ambientali.
Nonostante un miglioramento registrato agli inizi degli anni 2000, con un incremento della produzione di energia rinnovabile, sembra che l’Italia abbia tirato la linea verso misure energetiche più reazionarie, dando impulso alle trivellazioni e ai combustibili fossili. Non ultima la scarsa sensibilizzazione dei cittadini alla mobilità sostenibile: gli spostamenti sembrano ancora troppo legati alle quattro (e due) ruote, molte città non sono dotate di reti pubbliche efficienti e le auto elettriche sono talvolta troppo costose. Altro problema impellente è la crescita intensiva dell’edilizia, che pure provoca notevoli danni ambientali.
Da Bruxelles sono spesso lanciati messaggi d’allarme all’Italia, invitata regolarmente a rientrare nei parametri sicuri. D’altro canto, come fanno sapere i portavoce di Transport and Enviroment, anche l’Europa sembra tenersi ancora troppo bassa sulla sicurezza ambientale e sulle emissioni: soltanto 23 paesi su 28 sembrano poter mantenere gli impegni presi nel corso della Conferenza di Parigi, anche se i margini temporali sono tali da lasciare aperti nuovi spiragli di speranza, anche per il nostro Paese.
Laura Olivazzi –ilmegafono.org
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