A Napoli, nel famoso quartiere di Scampia, non è solo la camorra a minacciare i più bei sogni di liberazione, riscatto sociale e legalità, ma anche la burocrazia più ottusa. Lunedì 13 marzo avrà luogo l’udienza civile intentata dallo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) nei confronti del GRIDAS (Gruppo di risveglio dal sonno), associazione e centro culturale che opera a Scampia da oltre un trentennio. Ciò che si contesta al GRIDAS è l’occupazione abusiva dei locali del centro sociale Rione Monte Rosa, abbandonati da decenni e occupati nel 1981, proprio nel momento della nascita dell’associazione.
Il GRIDAS fu fondato da Felice Pignataro, artista indimenticato e valoroso attivista sociale, il quale, insieme a Mirella La Magna, Franco Vicario e altri compagni di strada, ha saputo offrire a Scampia una faccia diversa e a molti suoi concittadini un’opportunità di risveglio delle coscienze. Lo ha fatto con generosità, in totale indipendenza, senza sponsor e padroni politici, in un frangente storico nel quale Scampia era un quartiere ancora più complesso rispetto a oggi. Il GRIDAS è così diventato negli anni una realtà celebre in tutta Europa: centro di promozione culturale e sociale, laboratorio artistico, luogo di diffusione della cultura antimafiosa, punto di riferimento di un quartiere che risponde e che lotta lontano dai riflettori per cambiare il proprio destino e quello della propria città.
Il GRIDAS è anche una vera e propria galleria d’arte, perché conserva e custodisce, tra l’altro, i bellissimi murales del suo fondatore, divenuti patrimonio artistico ormai dell’intera città di Napoli se è vero che, nel 2013, il sindaco De Magistris ha dedicato a Felice Pignataro (morto nel 2004) la fermata metro Piscinola-Secondigliano-Scampia, rinominata Felimetrò proprio in suo onore. Uno dei tanti controsensi di questo Paese. Dopo oltre trent’anni di attivismo sociale, fatto dal basso, in una sede ricavata da locali che erano ormai stati lasciati nel totale abbandono, il GRIDAS si trova ora a rischio sgombero. E non è la prima volta. Già nel 2010, aveva dovuto affrontare un processo penale con l’accusa di “invasione di edificio pubblico”, rifiutando il patteggiamento e andando fino in fondo, per poi ottenere, nel 2013, l’assoluzione poiché “il fatto non sussiste”.
In mezzo a tutto ciò, le tante richieste di regolarizzazione presentate negli anni all’IACP non sono mai state prese in considerazione, né hanno prodotto una risposta. Per l’IACP quello che resta è che i membri del GRIDAS sono occupanti senza titolo. A nulla è valsa la mediazione del Comune di Napoli che ha offerto in permuta un altro edificio: la proposta, infatti, non è stata accolta e l’Istituto ha anzi suggerito al Comune di assegnare direttamente all’associazione l’edificio offerto in permuta.
Il GRIDAS, però, non ci sta, vuole rimanere nella sua sede e ciò è del tutto comprensibile, perché si tratta di uno spazio ormai storico, un riferimento certo, il luogo nel quale è iniziato tutto: lì ha preso forma una meravigliosa realtà che, oltre a riqualificare il tessuto culturale e sociale di Scampia, ha anche ristrutturato più volte, migliorato, valorizzato (anche in termini economici e di mercato) quello stabile che, peraltro, occupa solo in parte. In tutti questi anni di lavoro, migliorie, operosità, cultura, lo IACP non si è mai interessato di attuare interventi di miglioramento o ristrutturazione. L’associazione fondata da Pignataro, invece, lo ha fatto, spontaneamente, autofinanziandosi, e ha gestito e gestisce quello spazio non per scopi personalistici ma per svolgere attività sociali e culturali al servizio della cittadinanza.
Pensare che per una questione burocratica, di legge, si possa ignorare una storia di 36 anni è davvero inconcepibile, anche per l’importante significato storico di un’attività che, solo per fare un esempio, realizza e promuove da 35 edizioni il Carnevale di quartiere, divenuto ormai celebre anche fuori dall’Italia. Lunedì 13 marzo, dunque, va in scena l’ennesimo atto di una vicenda che vede il GRIDAS, ossia il sogno di cultura, riscatto e uguaglianza di Felice Pignataro, costretto a resistere di fronte, non alle intimidazioni della camorra, ma all’azione presuntuosa di un soggetto pubblico. “È questo accanimento – afferma il GRIDAS nel suo appello – verso una realtà che di fatto fa e promuove cultura, in un territorio in cui è appurato che la cultura possa costituire un argine alla criminalità organizzata, che ci sembra oltremodo fuori luogo”.
Non possiamo che essere d’accordo con loro e con chiunque scelga di rispondere all’appello #ilgridasnonsitocca (aderisci cliccando qui), che noi accogliamo e sosteniamo, condividendo e sottoscrivendo le parole contenute in una lettera che proprio Felice Pignataro, nel marzo 1994, scrisse all’IACP: “Abusivo non è chi restituisce all’uso dei cittadini una struttura abbandonata da anni e ritenuta pericolosa per l’incolumità degli stessi, ma piuttosto il potere che per anni espropria i cittadini, per incuria, delle strutture che potrebbero migliorarne la vita”.
Massimiliano Perna -ilmegafono.org
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