Si dice che la Francia sia, insieme alla Germania, la nazione che comanda in Europa. Si dice che l’Europa abbia fatto una scelta precisa in termini di mercato del lavoro, spingendo gli stati membri a riformare le proprie normative, indebolendo pesantemente il sistema dei diritti dei lavoratori, a vantaggio dei datori di lavoro. Si dice anche che la Francia abbia approvato tale riforma e che essa aumenti la possibilità dei datori di lavoro di licenziare senza troppe spiegazioni, oltre a inserire tutta una serie di novità penalizzanti (ad esempio sulle ore lavorative, per citarne una) sempre per i lavoratori. Una sorta di Jobs Act, insomma, meno radicale, meno estremo, ma altrettanto ingiusto.
Si dice che tutto questo sia vero e lo dicono le migliaia di persone che in Francia da quattro mesi protestano e scendono in piazza, chiedendo ad Hollande di fare un passo indietro. Una protesta dura, che spesso viene repressa con metodi violenti. Una protesta che avviene in un Paese che, in nome dell’allerta terrorismo, ha ristretto diritti fondamentali, con l’annuncio di Valls e Hollande di limitare le autorizzazioni ai cortei. In poche parole, il diritto di sciopero, strumento cardine della democrazia, viene sacrificato in nome della paura dei nemici della democrazia.
Ma i francesi non sono gli italiani, non mollano: se in Italia, per il provvedimento di Renzi e Poletti, scesero in piazza solo i sindacati (nemmeno tutti) e pochi altri, in Francia, come sempre accade, sono scesi in piazza lavoratori, studenti, artisti, sindacalisti. E non si sono limitati a uno sciopero generale, a una giornata, ma hanno bloccato il paese per settimane. Lì le battaglie per i diritti si fanno così e la solidarietà sociale è ancora viva, se è vero che, non troppo tempo fa, per difendere il diritto allo studio, accanto agli studenti di scuole e università sfilarono anche tantissimi lavoratori. La Francia però è anche una nazione che si sta rivelando enormemente fragile. Gli Europei di calcio, che sono in corso nel paese transalpino, sono considerati, da mesi, un possibile obiettivo dei fondamentalisti legati all’Is.
Dalle minacce dei miliziani alle operazioni preventive di polizia, dalle scioccanti dichiarazioni del primo ministro Valls dopo l’uccisione di due poliziotti da parte di un presunto fondamentalista fino alle notizie di combattenti provenienti dalla Siria pronti a colpire: la vigilia del torneo e questa prima settimana di gare sono state costantemente attraversate da questa allerta e dalla paura che qualcosa potesse accadere. Le autorità francesi hanno lavorato a lungo per potenziare la sicurezza nel mese degli Europei, in modo da garantire tifosi e squadre. Le rassicurazioni fornite sul contenimento del rischio attentati terroristici apparivano infatti convincenti, peccato che qualcuno si fosse dimenticato degli hooligans che hanno devastato e stanno ancora devastando le strade di Francia.
Qualche centinaio di ubriaconi semi-fascisti, inglesi, russi, tedeschi, cechi, croati, ma anche francesi, hanno preso d’assedio le città trasformandole in campi di battaglia. C’è voluto l’ennesimo scontro con due feriti in fin di vita per ricordare alle autorità che forse la vendita di alcolici andava vietata sin dall’inizio. Forse si è pensato troppo agli integralisti islamici, che l’alcool non lo degnano di uno sguardo, e troppo poco alle tifoserie barbare d’Europa. Così, di colpo, la sicurezza è sembrata una enorme chimera e nulla più. Anche guardando le partite e assistendo sbigottiti alle invasioni facili e incontrollate di alcuni tifosi, questa percezione di insicurezza, o meglio di non totale e piena sicurezza, ha preso il sopravvento.
Certamente il fatto che la Francia, che si dice sia al timone dell’Europa, mostri pecche così evidenti, non è un bel segnale per nessuno. Ed è inutile che Hollande e Valls se la prendano con i lavoratori e si concentrino sulle proteste contro la riforma del lavoro, restringendo i diritti, perché il vero problema è un altro, vale a dire la debolezza mostrata nel non riuscire a prevenire e poi a tenere a bada la violenza alcolica degli hooligans. Che pure era piuttosto prevedibile e misurabile. Ci si augura davvero che siano state delle falle, degli errori dai quali qualcuno adesso avrà tratto insegnamento, perché altrimenti c’è da star poco tranquilli. Sia per il mese degli Europei che per l’avvenire.
Massimiliano Perna –ilmegafono.org
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