“… Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra Costituzione”. (Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955).
C’è qualcosa di nostro che stanno provando a portaci via. Qualcosa che ha radici profonde e che da tempo stanno provando a tagliare, raccontandoci che i tempi sono cambiati e che tutto deve essere aggiornato e riformato. La realtà è molto diversa e bisogna dirlo senza sussurrarlo timidamente, la realtà va urlata in faccia al vento e in faccia ai bari di ogni specie. La realtà racconta di un Paese dove qualcuno vuole spostare gli equilibri della democrazia accentrando maggiori poteri nelle mani di pochi potenti.
Per questo si mettono le mani sulla Costituzione e si progetta una legge elettorale assolutamente indegna di un Paese Democratico. Nel Maggio del 2013 la banca d’affari statunitense JP Morgan divulgò un documento il cui titolo era già un programma: “Aggiustamenti nell’area euro”. Un documento che aveva il cattivo odore di un messaggio chiarissimo, esplicitato in un capitoletto tanto brutale quanto inequivocabile “…I sistemi politici dei paesi europei del Sud e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano caratteristiche inadatte a favorire l’integrazione. C’è forte influenza delle idee socialiste”.
Prima di JP Morgan gli stessi concetti aveva provato ad esportarli Margaret Thatcher, Primo ministro del Regno Unito dal 4 maggio 1979 al 28 novembre 1990. Messaggio recepito in fretta e fatto proprio da molti protagonisti della politica europea, primo fra tutti l’ex premier britannico Tony Blair, oggi consulente ben pagato di JP Morgan. Ma non è solo Tony Blair a recepire il messaggio, anche in Italia i consensi sono numerosi.
Ed allora ecco arrivare l’attacco alla Costituzione e ai principi fondamentali della Repubblica. È un attacco mascherato con il vestito della festa, il vestito delle riforme, perché il messaggio che deve passare non è quello di un passo indietro nei valori della Democrazia ma quello di un passo avanti verso la modernità. È un’offesa ai Padri Costituenti che, pur nelle grandi differenze politiche e ideologiche seppero lavorare insieme per una Carta Costituzionale capace di assicurare pari dignità a tutti i Cittadini. È un’offesa alla Politica con la “P” maiuscola, capace di riunire l’Assemblea Costituente dal Giugno del 1946 al Dicembre del 1947 e di produrre un testo che fosse il più unitario possibile. Una Carta Costituzionale fra le più belle del mondo, scritta con un linguaggio semplice e chiaro, ben lontano dal linguaggio politico dei nostri giorni. Altri tempi e altri Uomini.
Tempi dove un Paese uscito a pezzi da una guerra voluta dal Regime Fascista riusciva a ricostruire se stesso. Uomini che nobilitarono la Politica e consegnarono al Paese il primo strumento per ricostruire se stesso. Così, allora, nacque la Costituzione: da quella Resistenza capace di guidare il Paese fuori dalla melma fascista. E quel legame fra la Costituzione e l’Antifascismo non può e non deve essere dimenticato.
E anche questo va urlato al vento, perché è anche questo che si vuole cancellare. Si vuole cancellare quel vincolo di storia fra un Paese e il suo Popolo che nessuno ha il diritto di cancellare. Non potrà mai essere la finanza a dettare le regole di Cittadinanza di un Popolo e solo una classe dirigente che si prostituisce alla finanza può pensare di riuscire in questo disegno. Qualche anno fa, l’ex Cancelliere socialdemocratico tedesco Willy Brandt affermava che: “Bisogna correggere la democrazia osando più democrazia”.
Sta a noi difendere e diffondere questo messaggio, ed è un compito a cui non possiamo sottrarci. Sta a noi capire e far capire che non ci faremo ingannare dai messaggi lanciati da chi vuole sminuire e ridurre a carta straccia la carta d’identità di un Popolo. Ci diranno che siamo antichi conservatori, che i tempi sono cambiati, che bisogna rinnovare, svecchiare, andare avanti. Noi sappiamo benissimo che quando si perde qualcosa di importante lo si perde per sempre e sappiamo anche che spesso ci si accorge di aver perso qualcosa quando ci è già stato portato via.
Maurizio Anelli (www.sonda.life) -ilmegafono.org
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