“Accettata la fine è possibile vivere l’inizio”. Un sound cupo, caotico, ipnotizzante, che trova la sua definizione nel dark-wave, nel noise, nel grunge e non solo; è un genere musicale che intreccia fino all’estremo esperienze differenti, che aggroviglia melodie, in un clima molto fantasioso e disteso.
Tutto ciò è racchiuso nella musica degli Unsense: un mix di generi portati fino all’estremo confine, intrecciandosi tra di loro e generando una creatura informe, senza linearità, dalla quale trarre un nuovo inizio musicale. Esattamente come l’esplosione di una supernova: una incredibile sofferenza, una immensa devastazione, tutta mirata a una nuova e splendida rinascita.
La supernova per gli Unsense si chiama “Betelgeuse” ed è composta da 10 tracce. Un album concepito raccontando la fine di un metaforico sistema, l’allontanamento da quest’ultimo, osservando a distanza la sua conclusione, mentre cerca di sopravvivere rilasciando le sue ultime energie interne; è una supernova che si esprime in un’esplosione di suoni molto malinconici, che viaggiano distorti nello spazio vuoto, tracciando in maniera molto cinica (ma quasi piacevole) un epilogo triste, senza alcuna possibilità di lieto fine.
Dal genere prediletto dagli Unsense, ovviamente, era lecito aspettarsi tutto ciò; il messaggio risulta forte e chiaro all’ascoltatore, la musica proposta è di ottima qualità, scava nell’animo, cercando di trovare soluzioni a problemi apparentemente irrisolvibili. Manca, tuttavia, se proprio vogliamo essere pignoli, la vera e propria rinascita musicale e melodica: l’inizio dopo la cruenta fine, appunto. Risulta comunque un lavoro molto apprezzabile, soprattutto per chi è alla ricerca di musica nuova ed originale.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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