Secondo recenti notizie, il Parco dello Stelvio, la più grande area protetta d’Italia, rischia di scomparire, a causa di un’intesa sottoscritta dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione Lombardia e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano, che ne cambierebbe i sistemi di governance e di tutela. A poche settimane dal suo ottantesimo compleanno, quello che costituisce un importante territorio con lo statuto di parco nazionale, potrebbe essere suddiviso in una serie di parchi provinciali, con un livello di protezione molto inferiore e perdendo così la denominazione di “parco nazionale”.
Da vent’anni il sito si trova sotto la direzione del Consorzio Parco Nazionale dello Stelvio, ma ha riscosso solo un gran insuccesso, dovuto alla scarsa collaborazione da parte di Regione e Provincie, ai problemi di regolarizzazione del personale e a una eccessiva presenza burocratica del Ministero dell’Ambiente. Ora, però, questa nuova intesa potrebbe provocare il primo caso di declassamento europeo, che danneggerebbe a livello internazionale tutto il sistema italiano di aree protette.
“Anziché innovare e semplificare il sistema di gestione dell’area protetta – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – si preferisce scinderla in tre unità separate che potranno decidere ciascuna, in regime di totale autonomia e in nome di un malinteso e irresponsabile decentramento, di allentare vincoli o addirittura di stralciare porzioni di territorio. È difficile comprendere come il Ministero dell’Ambiente possa aver siglato un’intesa con la quale lo Stato, oltre a dismettere il finanziamento dell’ente, rinuncia ad esercitare qualsiasi funzione di controllo nei confronti di un parco nazionale di questa importanza e notorietà”.
L’accordo prevede che, anziché un ente unitario di gestione, si insedi un comitato di coordinamento, privo di ogni personalità giuridica e senza un ruolo determinante nelle decisioni, dato che Provincia e Regione, avendo la possibilità di apportare eventuali modifiche sia al piano del parco che al perimetro dell’area protetta, istituiranno un proprio ente autonomo per la gestione del territorio. Tutto ciò porterebbe facilmente all’amputazione di parti significative del parco in favore di impianti sciistici o di sfruttamento idroelettrico.
Già a gennaio, Legambiente aveva tentato un dialogo con la Regione Lombardia e le Province Autonome di Trento e Bolzano, affinché si potesse giungere a uno sviluppo territoriale che potesse affiancare all’attività di Ente Parco una fondazione di sviluppo in grado di amministrare le risorse pubbliche e private. L’associazione ambientalista ha già annunciato che non rinuncerà a tale questione e se sarà necessario, farà ricorso alle istituzioni internazionali.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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