Gesualdo Bufalino diceva che “capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi”. Resta da comprendere, mi chiedo oggi, quanti siciliani siano realmente capaci di condannarsi pensando a quest’isola ferita, questa madre umiliata dall’esterno, dai tanti predoni ingolositi dalla sua ricchezza e posizione geografica, ma anche dal suo interno, da quei figli ingrati che di essa vogliono far banchetto o merce in svendita. I nemici della Sicilia sono una massa informe dalla quale spuntano, ogni tanto, nomi, sigle, volti dal ghigno velenoso e dallo sguardo grigio oppure facce assolutamente impeccabili, dai tratti puliti, dall’aria falsamente affidabile che soffia su parole e promesse apparentemente credibili. Una fisionomia che, ad ogni modo, si rende riconoscibile nei fatti, nelle decisioni assunte e in quelle mancate.
Il MUOS ne è un esempio. I nemici della Sicilia, in questo caso, sono prima di tutto internazionali, ma poi sono anche le istituzioni statali e regionali che hanno acconsentito, le aziende che ne hanno tratto un vantaggio e tutti coloro che hanno guardato con indifferenza o fastidio a quei cittadini siciliani che lottavano duramente, con spirito di sacrificio, rabbia civile, coscienza e onestà. I nemici sono quelli come Rosario Crocetta, il quale, dopo aver utilizzato il tema MUOS in campagna elettorale, con la promessa di stopparne la realizzazione, nulla ha fatto in proposito, anzi, ha siglato la sua strategia bugiarda con un riverente “obbedisco” pronunciato al cospetto dell’allora ministro Cancellieri, altra nemica siciliana corresponsabile di questa vicenda.
Adesso che il Tar ha stabilito la pericolosità delle antenne dell’impianto della Us Navy, il governatore siciliano ha avuto la faccia tosta di dire che lui non c’entra, che la scelta del MUOS è stata subita e che ha fatto il possibile per la sua revoca. Crocetta pensa così di poter raggirare per una seconda volta i movimenti, i cittadini, i giornalisti che hanno vissuto e raccontato un’altra verità, quella di una Regione che non ha azionato alcuna delle leve possibili per fermare la costruzione dell’impianto, ma al contrario ha dato il via libera ai lavori, sulla base di documentazioni e studi che, come sancito ora anche dal Tar, erano più che discutibili. Il governatore è lo stesso che in passato ha parlato di infiltrazioni mafiose riferendosi a dei cittadini che giustamente lo contestavano e che stavano difendendo il loro territorio da una struttura sul cui impatto sulla salute e sulla sicurezza aerea non v’erano e non vi sono certezze.
Per non parlare poi della sua coerenza di pacifista che non si oppone a un progetto che militarizza una porzione importante del territorio siciliano, trasformando l’isola in avamposto di guerra americano per le operazioni nei territori di conflitto. Chissà se è un caso che adesso si parli di Libia e di potenziali rischi per la Sicilia. Ma non c’è solo il Muos.
Ci sono altri orrori e altri nemici. I petrolieri, ad esempio, galvanizzati dallo Sblocca Italia di Renzi, che sempre Crocetta appoggia e sostiene. E insieme a lui altri deputati regionali, sindacalisti, industriali, una parte dei cittadini, tutti eccitati dalla sbornia di oro nero che verrà a distruggere gli ultimi fregi di bellezza costiera e sottomarina e a mettere in ginocchio il settore della pesca e i suoi lavoratori. In cambio di cosa? Della promessa che morire di inquinamento ed essere depredato della bellezza che promuove il turismo (che proprio in questi ultimi anni, nonostante tutto, è in crescita evidente anche in Sicilia Sud Orientale) sarà bilanciato dall’occupazione e dalla ricchezza. Una vecchia storia, che richiama altri nemici della Sicilia, ossia quella classe dirigente che consentì l’industrializzazione selvaggia e la distruzione di un tratto di costa incantevole come quello che da Siracusa nord giunge alla baia di Augusta in cambio di un’occupazione che, dopo pochi anni, è andata in crisi e non ha fermato né la povertà né l’esodo di giovani verso il Nord Italia, lasciando invece ben visibili e presenti i danni alla salute, i tumori, le malformazioni, l’inquinamento ambientale e alimentare.
Anche nel caso dello Sblocca Italia, ci sono movimenti di protesta sparsi nelle aree interessate dal folle progetto di Renzi, e anche nei loro confronti Crocetta agisce con arroganza, snobbando le istanze delle popolazioni, contrapponendo un modello perdente, arretrato e dannoso di sviluppo agli interessi dei siciliani, alla tutela dell’ambiente, alla promozione del territorio, agli ottimi risultati del turismo, alle giustificate angosce delle marinerie. Nuovamente chi si permette di guardare avanti, di pretendere un futuro che non sia dettato dagli interessi di Eni, Shell e di altre multinazionali, viene etichettato come “allergico al cambiamento” o come membro di un disprezzabile “popolo dei no”. Succedeva anche con il MUOS, con il movimento No Ponte, con chi provava a difendere le spiagge e le riserve dal lucro spietato e devastante degli speculatori.
Succede ogni volta, soprattutto in una terra nella quale non basta guardarsi dai nemici esterni, ma anche dai figli degeneri, da coloro che questa terra a parole dicono di amarla e poi intimamente la odiano, la sfregiano, strappandole le vesti e affondando le unghie sporche sulla sua carne di madre compassionevole, mentre altri figli provano a difenderla, a non lasciarla sola, lei, isola in simbiosi con tutto il suo popolo, nel bene e nel male, derubata, abbandonata, ferita, ma viva. Eternamente viva di fronte ai nemici. Una terra che qualcuno ha deciso anche di ricattare, sottraendole la continuità territoriale, riducendo la possibilità di essere raggiunta in treno, in modo da creare disagi, far elevare i livelli già altissimi delle tariffe aeree e spingere l’opinione pubblica a desiderare un ponte che somiglia a un piatto prelibato posto davanti a decine di commensali affamati, con la bava alla bocca che gocciola dritta dentro ai loro conti in banca.
Una terra che ha deciso di regalare ai privati qualsiasi angolo di spiaggia incontaminata e di riserva, per riempirla di lidi-discoteca, di sporcizia e di caos, solo perché esiste una normativa piena di lacune, perfetta per chi ha bisogno di infilarsi, con la sua speculazione, dentro a un vuoto nel quale tutto è consentito. Una regione nella quale esistono editori e fidi giornalisti, ormai anziani e ancora impuniti, che hanno speso una vita a difendere o esaltare mafiosi e infangare chi li combatteva. Una regione nella quale chi governa decide di non costituirsi parte civile a un processo contro un proprio funzionario, reo confesso, che gestiva un ampio sistema di corruzione per autorizzare discariche in zone a protezione speciale dall’alto valore ambientale.
Questi sono solo alcuni dei nemici della Sicilia (e dei siciliani onesti), che si aggiungono a quelli esterni e che non si auto-condanneranno mai, perché la loro idea di Sicilia è perfettamente coerente con la propria coscienza. Che siano imprenditori, politici, mafiosi, giornalisti, editori, sindacalisti o ex alfieri dell’antimafia, essi sono i responsabili di quello che accade oggi alla nostra isola. Si autoassolveranno sempre, non proveranno mai vergogna per le loro bugie.
Per fortuna, ci sono anche i siciliani che si oppongono. E sono tanti. I siciliani che di questa terra hanno capito il valore, la bellezza, il senso della verità e della storia, la straordinaria potenzialità, quell’unicità bellissima con cui ci si vuole sentire in comunione, assaporando con la propria bocca il gusto delle sue meraviglie e accettando di provare sulla propria pelle il bruciore delle lame che infilzano la sua carne. Per reagire, insieme a lei. Ecco perché bisogna insistere: perché se si riesce a non cedere alla rassegnazione, prima o poi qualcosa ci premierà. Come le donne e gli uomini del NO MUOS ci hanno dimostrato. Alla faccia dei nemici, delle repressioni, dei mafiosi e degli ipocriti.
Massimiliano Perna –ilmegafono.org
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