La Turchia si sta avviando a compiere un primo esperimento nel campo energetico. Al confine con la Siria, esattamente tra le città di Gaziantep e Killis, potrebbe sorgere in meno di cinque anni una città completamente riscaldata e raffreddata grazie alle bucce dei pistacchi prodotti nella regione. Il Paese è il terzo produttore al mondo ed è famoso per la varietà Antep, grande fonte di guadagno per gli agricoltori locali. La frutta secca non solo rappresenta un ottimo alleato della salute, ma in questo caso assume anche un considerevole ruolo nella produzione di energia rinnovabile.
Il guscio dentro il quale è racchiuso frutto, spesso si tende a gettarlo, ma, se conservato, può essere utilizzato come combustibile in grado di prendere il posto del gas per poter riscaldare interi palazzi. È ciò che si vorrebbe realizzare in questa zona, dove dovrebbe sorgere un nuovo centro urbano tutto all’insegna del green. Si inizierà da un’area ridotta di 55 ettari fino a rifornire un territorio pari a 3200 ettari, popolato da 200mila abitanti. Inoltre, gli edifici avranno in dotazione pannelli fotovoltaici e un sistema per la raccolta e il recupero delle acque piovane e per il riciclo dei rifiuti.
“La potenzialità di Gaziantep nella produzione di pistacchi è nota. Inoltre, proprio non si sa come smaltire i gusci dei pistacchi”, spiega Muftuoglu Gulec, esperto di bioedilizia. Infatti, non è un caso che la scelta sia ricaduta proprio su questa città, responsabile del 5% dell’esportazione dei pistacchi di tutta la Turchia. A rendere concreto questo progetto ci sta pensando la società ingegneristica francese Burgeap, che ha considerato l’idea di riciclare le bucce scartate, sfruttandone il loro potere calorifico di 19,26 MJ per Kg, per generare corrente elettrica pulita.
Entro questo mese la municipalità di Gaziantep dovrebbe ricevere lo studio di fattibilità, per passare alla fase operativa. In realtà, la sperimentazione green della città è cominciata con la costruzione di una serie di bioarchitetture, tra cui il greenbuilding, premiato con la certificazione Passive House Institute.
Attuare questa trasformazione darebbe una vera e propria svolta al Paese e permetterebbe di ridurre i costi energetici domestici del 50-70%, ottenendo un risparmio intorno ai 6 miliardi di dollari l’anno.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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