L’Azerbaigian, con le sue enormi riserve di gas, diverrà presto un polo energetico regionale di cui l’Europa potrà difficilmente fare a meno se non adotterà un nuovo modello energetico basato esclusivamente sul ricorso alle rinnovabili. Attualmente il quadro per il clima e l’energia 2030 fissa tre obiettivi principali da conseguire entro l’anno indicato: una riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990); una quota del 27% di energia rinnovabile; un miglioramento almeno del 27% dell’efficienza energetica. Allo stesso tempo, l’Ue ha classificato come priorità strategica della sua politica energetica il Corridoio sud del gas.

Si tratta di un insieme di progetti infrastrutturali destinati a incrementare la diversificazione delle fonti e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, grazie al trasporto di nuovo gas, proveniente dall’Azerbaigian, in Europa. L’obiettivo è anche quello di ridurre la dipendenza dal gas russo.

Con un percorso di quasi 4 mila chilometri, l’attraversamento di sette paesi e il coinvolgimento di una decina delle principali società del settore, il Corridoio sud del gas prevede progetti energetici per un investimento complessivo di circa 45 miliardi di dollari. Il progetto include la seconda fase di sfruttamento del giacimento di Shah Deniz (Shah Deniz II), con la realizzazione dei pozzi e la produzione di gas offshore nel Mar Caspio. Le infrastrutture previste invece sono tre: il gasdotto sud-caucasico (Scpx) Azerbaigian-Georgia, quello transanatolico (Tanap) dall’Azerbaigian verso la Turchia e quello transadriatico (Tap), tra Grecia, Albania e Italia.

Il Tap, divenuto famoso per le contestazioni sorte in Puglia, è candidato a ricevere prestiti a tasso agevolato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e da altre istituzioni finanziarie pubbliche (come la Banca europea degli investimenti e Cassa Depositi e Prestiti), proprio perché inserito tra i progetti prioritari dell’Ue.

Il gasdotto Tanap è invece frutto di un accordo tra Ankara e Baku e dovrebbe trasportare il gas azero del sito di Shah Deniz II attraverso la Turchia per poi connettersi all’Europa. La costruzione del gasdotto è iniziata nel marzo del 2015. Le prime forniture di gas alla Turchia sono previste nel 2018 e, dopo il completamento del gasdotto transadriatico (Tap), che dovrebbe approdare sulle coste pugliesi, il metano azero dovrebbe essere consegnato in Europa nei primi mesi del 2020. Anche la Turchia, quindi, è destinata a diventare un hub del gas e, qualora il Tap venisse completato ed effettivamente collegato al Tanap, l’Ue dovrebbe mantenere buoni rapporti sia con Ankara che con Baku.

Turchia e Azerbaigian sono entrambi paesi retti da governi considerati autoritari, ma l’Ue non può permettersi di rompere i rapporti con essi, soprattutto con Ankara.  Bruxelles è infatti legata a filo doppio alla Turchia dall’accordo sui migranti del marzo 2016 e, allo stesso tempo, non può rinunciare al gas, che sia azero e russo.  Le vie del gas di Mosca per altro sono infinite. Il sogno europeo di smarcarsi dalla Russia attraverso una diversificazione degli approvvigionamenti di gas potrebbe infatti sfumare presto. Recentemente Erdogan ha firmato un accordo con il capo dello Stato russo, Vladimir Putin, per la realizzazione del Turkish Stream, un gasdotto che, passando sotto il Mar Nero, porterà in Turchia il gas di Mosca.

Il Turkish Stream, secondo alcune ipotesi, potrebbe anch’esso approdare in Europa ed essere perfino collegato ad un eventuale raddoppiamento del Tap, gasdotto che era stato pensato inizialmente come un’alternativa al gas russo. Il metano di Mosca potrebbe arrivare in Europa anche attraverso l’Interconnetore Turchia-Grecia-Italia Poseidon, un progetto rispolverato negli ultimi mesi. Il gigante russo Gazprom ha firmato recentemente un documento ufficiale con l’obiettivo di realizzare una rotta meridionale per la fornitura del suo gas in Europa, mediante le stesse infrastrutture che paradossalmente erano state progettate allo scopo di ostacolare il ruolo di Mosca nel sistema di sicurezza energetica europeo. 

G.L. -ilmegafono.org