Il 12 dicembre 2015 aprirà il Louvre Abou-Dhabi. Gli Emirati Arabi uniti hanno chiesto ai francesi di realizzare e sviluppare un museo universale e nel 2007 si son impegnati a versare circa un miliardo di euro in trent’anni, di cui beneficeranno il Museo del Louvre e gli altri partner di questa operazione che si sono riuniti in una struttura specifica, l’Agence France-Muséums, i cui azionisti sono una dozzina dei principali stabilimenti culturali francesi.
Un progetto mastodontico che porterà molte opere conservate in Francia ad essere esposte periodicamente in questa nuova struttura progettata da Jean Nouvel.
Una tra queste sarà “La Belle ferronnière” di Leonardo che sembra verrà inviata dal Louvre in occasione dell’apertura del museo. Le prime polemiche sul trasporto di opere d’arte, tanto importanti e fragili allo stesso tempo, cominciano ad imperversare.
Questa nuova era del “mercato culturale” porta ad estreme contraddizioni: possiamo fruire di riproduzioni digitali di qualsiasi opera e in qualsiasi formato, possiamo scaricarle o inviarle rapidamente via etere ma allo stesso tempo spostiamo opere come questa fisicamente, per enormi distanze, in musei gemellati, in Stati le cui culture sono estremamente diverse ma che si ritrovano in un concetto comune: investono nella bellezza e nell’arte.
Al di là delle polemiche, queste sono le nuove frontiere della cultura: i “beni”, le opere si spostano lì dove ci sono i “moderni Mecenate”, pronti a pagare per arricchire, col denaro, il patrimonio culturale del loro paese.
Ma il “mercato culturale” offre anche promettenti prospettive di guadagno. I francesi, infatti, esportano il proprio savoir-faire oltre a prestare e vendere opere al nuovo museo. Il modello francese ha portato il Louvre a diventare uno dei musei più visitati al mondo e Parigi la città museo per eccellenza, dove il turista spende felice tra le vetrine di un immenso centro commerciale.
Triste visione della cultura? Forse sì. Ma di certo moderna.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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