Un grosso passo in avanti nella lotta alla criminalità organizzata è stato fatto in Puglia, precisamente a Bari, qualche giorno fa, in occasione del forum “Bari reagisce – istituzioni, imprese e lavoratori insieme contro la criminalità organizzata”. Alla conferenza stampa, realizzata e promossa dalla Gazzetta del Mezzogiorno, hanno partecipato il presidente regionale Nichi Vendola, il sindaco di Bari, Michele Emiliano, il procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, e numerosi imprenditori pugliesi. Nel corso del forum, inoltre, l’Ance Puglia (Associazione nazionale costruttori edili) si è assunta un impegno difficile, ma al tempo stesso importante e da non sottovalutare: da oggi, infatti, la stessa associazione sarà parte civile ogni volta che un imprenditore denuncerà un caso di estorsione, e ciò, ovviamente, sarà fatto non solo per dimostrare solidarietà e vicinanza alle vittime di minacce mafiose, ma soprattutto per sfidare direttamente e apertamente la criminalità organizzata.
Questa svolta presenta un nuovo corso per l’antimafia pugliese (e non solo), poiché è comprensibile che, in casi del genere, la presenza di un’associazione di un certo spessore a difesa di imprenditori vittime di estorsioni non potrà che favorire quel rispetto della legge e della “libertà individuale” troppo spesso assenti proprio per via di paura e solitudine. In occasione del forum, dunque, numerosi esponenti delle istituzioni hanno voluto dimostrare la propria disponibilità e adesione nei confronti di un progetto così coinvolgente. Il primo è stato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, da sempre vicino al tema della lotta alla mafia
Lo stesso Vendola ha infatti affermato, tra le varie cose, che “gli imprenditori devono avere il coraggio di denunciare perché conviene”, dato che “accettare il ricatto di un mafioso significa imprigionarsi con le proprie mani”. “La mafia non è un problema di bande criminali – ha aggiunto Vendola – la mafia è il problema del controllo della burocrazia, della politica, dell’economia nei circuiti degli appalti. Noi abbiamo bisogno di accendere i riflettori, c’è una omertà nuova che va combattuta”. Ecco perché, ci tiene a ribadirlo, “alzare una voce oggi è fondamentale”; ma per far ciò “le istituzioni devono lavorare per rendere conveniente la ribellione a ogni atto di intimidazione”.
Dello stesso parere il procuratore Antonio Laudati, il quale ha auspicato che “tutte le risorse che saranno raccolte dalla costituzione di parte civile dell’Ance siano devolute alle associazioni antiracket di cui c’è bisogno per contrastare la criminalità”. Insomma, il progetto dell’Ance sembra avere tutte le possibilità di successo, ma la strada, si sa, non è mai così spianata e sarà difficile combattere su questo terreno la mafia, perché la convergenza tra i vari attori istituzionali deve poi essere concreta in ogni fase. L’augurio, ovviamente, è che l’esempio di Bari e della Puglia non rimanga tale, ma che, al contrario, diventi propria e vera prassi, diventi un nuovo modo di fare denuncia e di contrastare la criminalità. E che gli imprenditori pugliesi, così come tutti gli altri, non rimangano mai soli in una lotta che sembra infinita.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
Commenti recenti