Bologna si conferma ancora una volta un punto di riferimento per l’arte contemporanea. Lo scorso 6 dicembre 2024, infatti, è stata inaugurata la Galleria Leòn, un nuovo spazio espositivo che offre agli appassionati d’arte e ai collezionisti un’esperienza unica e innovativa. la Galleria Leòn si trova nel cuore del centro storico, in via Galleria 42/A, ed è diretta dal curatore e fondatore Leonardo Iuffrida. Una galleria a carattere commerciale che si distingue per un’identità forte e poliedrica, capace di unire tradizione e modernità. La proposta artistica si articola su due anime principali: una sezione che comprende un archivio fotografico, composto da un’accurata selezione di scatti vernacolari (fotografie trouvè di autori anonimi) dall’Ottocento a oggi, insieme a foto vintage di grandi autori americani di nudo maschile e cultura queer, tra cui Bob Mizer (1922-1992) e Bruce of Los Angeles (1909-1974); e una seconda sezione dedicata a mostre temporanee, con esposizioni di opere e artisti emergenti.
Per celebrare la sua apertura, la Galleria Leòn presenta la doppia personale “Flemish Flair” dei fotografi italiani Camilla Di Bella Vecchi e Marco Gualdoni, due fotografi italiani il cui stile richiama alla memoria le atmosfere degli artisti fiamminghi. Il titolo stesso richiama le atmosfere del Quattro e Cinquecento fiammingo, quando la luce divenne protagonista della pittura nordica, aprendo nuovi orizzonti visivi e simbolici. Nelle opere in mostra, la luce è un elemento cardine: scivola su persone, tessuti e oggetti, restituendo una dimensione quasi tattile. Una luce che apre le porte ad un mondo ideale, utopico e immaginifico, che solo la fotografia può rendere credibile. Grazie a giochi di riflessi, bagliori e accostamenti enigmatici, l’osservatore – con la mente e lo sguardo – ha il potere di plasmare un mondo fatto di bellezza e mistero.
Camilla Di Bella Vecchi esplora la figura femminile, soffermandosi sulla grazia delle mani e sul proprio corpo come strumento narrativo, creando immagini che richiamano celebri capolavori della storia dell’arte. Marco Gualdoni, invece, celebra il corpo maschile in tutta la sua bellezza classica, fondendolo con elementi floreali e scultorei per costruire ambienti enigmatici e affascinanti. La mostra “Flemish Flair” sarà visitabile fino al 15 febbraio 2025.
Oltre alla mostra temporanea, la galleria invita i visitatori ad ammirare un’ampia selezione di fotografie vernacolari: immagini di vita quotidiana, viaggi e ritratti scattati da persone comuni. Originariamente destinate ad album familiari e archivi privati, queste fotografie, ricche di valore estetico e storico, non nascevano come opere d’arte ma, grazie alla loro bellezza, meritano di essere celebrate come autentici capolavori. Opere che hanno anche un alto valore storico-documentale, in quanto permettono di riscoprire epoche passate, antiche e recenti, con le loro mode, i loro stili, gli usi e costumi, dando nuova vita a quei frammenti di memoria. L’osservatore ha così la possibilità, attraverso la propria immaginazione, di salvare quei pezzi di storia dall’oblio del tempo. Il collezionista, dal canto suo, diventa il nuovo custode di quel personale immaginario di cui la foto si fa finestra.
Completano il contesto espositivo le fotografie dei maestri Bob Mizer e Bruce of Los Angeles, due tra i più importanti rappresentanti della Physique Photography, genere che si affermò tra l’inizio del XX secolo e gli anni ‘60 del Novecento, concentrandosi sull’esaltazione della muscolarità di corpi maschili atletici. Bob Mizer è considerato uno dei pionieri di questa forma d’arte, per aver unito esplicitamente nudità, attività fisica ed erotismo, e per aver proposto i suoi scatti ad un pubblico di massa costituito da solo uomini, in tempi in cui l’omosessualità era osteggiata e la censura imperversava. È grazie a Physique Pictorial (1951-1990), considerata una delle prime riviste gay, che il nudo maschile uscì da accademie e circoli ristretti, per diventare oggetto non solo da studiare ed emulare, ma anche da desiderare. Le sue fotografie con ragazzi della porta accanto, dotati di una prorompente sensualità, hanno guadagnato riconoscimenti internazionali, passando nel 2013 anche per le prestigiose sale del Museo d’Orsay e del MOCA di Los Angeles.
Bruce of Los Angeles diede un tocco patinato al genere della Physique Photography, combinando sapientemente maestria tecnica con tocchi di glamour hollywoodiano. Sotto la sua lente, cowboy e uomini nudi fotografati all’aperto sono diventati divinità dall’eterna bellezza. Le sue opere sono state esibite presso Wessel + O’Connor Fine Art nel New Jersey nel 2008 e alla Stephen Cohen Gallery di Los Angeles nel 2012. Un corner della galleria sarà dedicato alla vendita di riviste indipendenti e pubblicazioni d’epoca da collezione.
Redazione -ilmegafono.org
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