Nell’epoca della banalizzazione, ci sono ancora spazi per la complessità, per riflettere senza fretta e ritrovare il senso, lo spazio nel quale fissare quello che è stato, è e sarà il proprio percorso di vita. Uno spazio nel quale lasciar entrare anche la fantasia e il sogno. E se puoi contare anche su scrittura e musica, allora è probabile che tutto questo prenda forma e diventi canzone. Donato Federico Auricchio, in arte Reventlove, su musica e parole, che sa maneggiare benissimo, ha potuto fare affidamento per raccontare se stesso e il mondo che lo circonda o che immagina. Ne sono venute fuori dieci canzoni, che compongono il suo album d’esordio, autoprodotto e intitolato “Open Space”, in uscita proprio oggi, 18 ottobre.

Un disco molto bello ed eterogeneo, da assaporare cercando di coglierne tutte le sfumature. Dieci tracce in lingua inglese che parlano principalmente delle esperienze, del vissuto dell’artista, degli amori, degli affetti familiari, di amicizia, delle scelte importanti, di ribellione e rinascite. Ma non c’è solo la realtà concreta, perché c’è spazio anche per l’immaginazione, la fantascienza, per l’opera di Asimov e per i sogni. Insomma, un disco completo che si richiama alla filosofia punk, all’etica del DIY (Do It Yourself), ossia a quel pensiero anticonformista e anticonsumista che punta sull’autosufficienza e sull’autoproduzione.

Un senso di libertà, che musicalmente si traduce in un alternative rock ricco di sfumature, libero appunto di muoversi lungo diverse variazioni sonore, dall’art rock al post punk, dal post rock al brit rock, fino al rock anni ‘90. Quello di Reventlove (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) è un album pieno, intenso e dinamico, che passa da ritmi più energici e vivaci ad atmosfere più intime e oniriche. Un bel disco da ascoltare, un esordio indubbiamente riuscito e promettente.

Redazione Musica -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Open Space”