Due gemelli della cosiddetta “Palermo bene”, due medici, un chirurgo plastico che lavora in un suo centro privato nel capoluogo siciliano e un ortopedico che lavora a Bergamo, in un ospedale, privato anch’esso. Si chiamano Vito e Antonio Triolo e sono originari di Marineo, comune della città metropolitana di Palermo. Il 20 giugno scorso, undici giorni dopo il loro trentanovesimo compleanno, i due hanno organizzato un grande party, molto partecipato, come usano fare da anni. L’anno precedente avevano nel museo aperto di Fiumara d’Arte, area che comprende alcuni comuni in provincia di Messina. Quest’anno, hanno scelto un lido di Isola delle Femmine e poi l’isolotto, che è anche e soprattutto una riserva naturale protetta, cioè un’area tutelata da apposite leggi a livello nazionale o regionale, con la funzione di preservare l’equilibrio ambientale di un determinato luogo, aumentandone o mantenendone l’integrità e la biodiversità.

Cosa hanno pensato bene di fare questi due “campioni” dell’ambientalismo e del rispetto della legalità, insieme alla loro illustre comitiva? Trasferirsi da un locale sul lungomare di Isola delle Femmine all’isolotto off limits, per fare baldoria. Più di 80 persone (qualcuno riferisce fossero duecento) decidono di continuare il loro party nella riserva naturale protetta. Solo la Guardia costiera, con il supporto di Carabinieri e Polizia pone fine allo scempio. Una volta identificati, i partecipanti e gli organizzatori, festeggiati e festeggianti, che, ognuno a suo modo stanno ora cercando di giustificare l’ingiustificabile, rischiano ora multe salate o addirittura una denuncia per avere invaso un’area protetta.

Il direttore della riserva, gestita dalla Lipu, Vincenzo Di Dio, riferisce che si tratta di una cosa “davvero molto grave”, soprattutto perché proprio all’isolotto nidificano diverse specie, da marzo a fine giugno. Le indagini degli organi inquirenti faranno chiarezza su quanto accaduto, ma, al di là del lavoro investigativo e giudiziario, si apre un dibattito su un certo modo di intendere la legalità da parte di chi pensa di detenere il potere (economico o sociale che sia) e il prestigio, derivati da denaro, amicizie influenti, parentele più o meno illustri o semplicemente dall’arroganza di sentirsi al di sopra di tutto e di tutti. Come scriveva Dostoevskij: “Il denaro è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, perfino conferire il talento. È avrà questo potere fino alla fine del mondo”. Ora, senza essere pessimisti come lo scrittore russo, solo la legalità può mettere un freno a tutto questo; la legalità, l’educazione e la cultura.

Possedere un titolo di studio o avere a disposizione un pozzo di soldi, realizzati in proprio o ereditati, non ti rende educato o colto. La cultura e l’educazione si acquisiscono e la tanto bistrattata scuola, ormai svuotata della sua missione principe, può fare molto, può dare un apporto significativo per rendere più umano il nostro pianeta. L’arroganza del potere e del denaro porta alcune classi sociali a credere di “comprare il desiderio”, senza comprendere che al massimo riusciranno a comprare solo la realizzazione del desiderio. E lo fanno anche calpestando i diritti altrui o il bene pubblico, che ovviamente, allucinati dal loro sentirsi ricchi, belli e rispettati, considerano proprietà privata, a loro uso e consumo. Il desiderio non si compra, puoi solo comprare la sua realizzazione.

“È come mandare in viaggio un tuo ritratto al tuo posto, non sei né via né più a casa”, afferma lo scrittore Aldo Busi. Nei video della festa che circolano sui social, si notano musica e dj, a dimostrazione che l’allegra comitiva non stava facendo una passeggiata ecologica o una piccola gita, come qualcuno ha cercato di dire. Rimane fermo che quella riserva protetta non è comunque luogo di gite, soprattutto non autorizzate. Ma l’arroganza fa dire spesso anche delle sonore cavolate. Per dirla biblicamente, in genere l’arrogante è fiacco e indolente nelle opere e nelle azioni. Sicuramente ci saranno molte cose da chiarire e da ricostruire. Si spera senza fiacchezza, indolenza e particolare riguardo. Anche perché, come recita la nostra Costituzione, tutti i cittadini e le cittadine, hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Staremo a vedere.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org