Il governo lancia l’allarme: il fentanyl potrebbe presto essere utilizzato come droga anche nel nostro Paese e, proprio per questo, cadere nelle mani delle organizzazioni criminali. Un allarme che preoccupa non poco: la nuova droga sintetica, che già negli USA ha causato oltre 50mila morti, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nel mercato della droga, con conseguenti profitti illimitati per associazioni mafiose e criminali e una minaccia serissima per l’incolumità e la salute di tanti cittadini. Proprio la ’ndrangheta, infatti, secondo alcune indagini svolte di recente, si sarebbe già mossa per effettuare un “test di mercato” che prevederebbe l’immissione del fentanyl in piccole quantità nel nostro Paese: una possibilità, questa, che bisogna necessariamente scongiurare. Ma perché il fentanyl è diventato così pericoloso? E cosa ha spinto il governo a emanare, solo il mese scorso, il “piano nazionale di prevenzione” contro gli usi impropri di oppiacei sintetici?
Innanzitutto, bisogna sapere che il fentanyl è un farmaco utilizzato nella terapia del dolore in sostituzione (o in aggiunta, oseremmo dire) della morfina. Esso, infatti, è 100 volte più potente di quest’ultima e 50 volte più dell’eroina. Per questo motivo viene spesso utilizzato come “ultima ratio” per pazienti resistenti a farmaci più comuni (la morfina, appunto) in fin di vita o con dolori che non possono essere controllati. In tutto il mondo (specie negli USA) è scattato un vero e proprio allarme per il moltiplicarsi dell’uso smodato di tale sostanza. Gli effetti principali di un uso incontrollato, si legge in diverse documentazioni, sono “la depressione del sistema nervoso centrale e la depressione del respiro che conducono alla intossicazione acuta”, effetti che, in casi gravissimi, “possono provocare coma e decesso per soffocamento”. Il fentanyl è talmente potente, infatti, che bastano soltanto 2mg per risultare letale, oltre a tutta una serie di complicanze appena descritte (da qui la definizione di “droga degli zombie”).
Ma se l’uso smodato e improprio fa paura, quel che preoccupa maggiormente è in realtà la possibilità di sintetizzare la molecola e, ancor peggio, di “tagliarla” con altre droghe altrettanto pericolose. Secondo Vincenzo Musacchio, criminologo forense e giurista, “i decessi sono connessi soprattutto all’uso di eroina combinata con il fentanyl o uno dei suoi vari potenti analoghi, come l’alfa-metil fentanyl e il tri-metil fentanyl”. Inoltre, con l’aiuto di “esperti del settore e laboratori attrezzati non è per nulla difficile da produrre” e, nonostante l’esportazione sia molto controllata, per ottenere il farmaco “ci vuole una forte capacità di corrompere gli alti dirigenti all’interno dei laboratori ufficiali, il che è abbastanza agevole per le mafie che dispongono di capitali illimitati”. A confermare l’interesse delle mafie ci ha pensato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, il quale, sebbene abbia rassicurato sul fatto che non esista “ancora una emergenza Fentanyl”, ha voluto chiarire la situazione attuale che vede chiari “segnali di circolazione” sospetta del farmaco stesso.
“La nostra intelligence – ha affermato Mantovano – ha segnalato un interessamento della ‘ndrangheta nei confronti del fentanyl, anche se stanno testando il mercato per verificare la convenienza del suo inserimento sul mercato stesso”. A oggi, infatti, si è registrata solo una indagine in Italia, a Piacenza, che ha visto il sequestro di 100mila dosi di fentanyl e ha portato all’arresto di 7 persone in Italia e 11 negli USA. Secondo quanto emerso dal Piano emanato dal governo, inoltre, “tra il 2018 e il 2023 la Polizia ha sequestrato 123,17 grammi di fentanyl in polvere”, oltre a “28 dosi in compresse e 37 altre confezioni”. Considerato, come citato, che bastano 2mg per uccidere, appare evidente come la presenza sul nostro territorio di certe quantità di tale sostanza appaia molto preoccupante. Inoltre, come affermato nuovamente dal dottor Musacchio, “da un chilogrammo di polvere di fentanyl al costo di diecimila euro è possibile produrre un milione di mini pasticche che, vendute a venti euro l’una, fruttano sul mercato venti milioni di euro”. Questo è senz’altro uno dei motivi principali “per cui le mafie sono interessate a questa sostanza chimica richiestissima soprattutto nel mercato europeo”.
Ad aumentarne la richiesta, poi, ci si è messo anche lo stop all’esportazione di oppio e altre sostanze stupefacenti dall’Afghanistan, che ha portato a un evidente calo di approvvigionamento di droghe come l’eroina. Ovviamente, come spesso accade, la criminalità organizzata non ha perso l’occasione, catapultandosi immediatamente su una nuova fonte di guadagno che, a conti fatti, potrebbe risultare ben più vantaggiosa di quella proveniente dalle cosiddette “droghe classiche”. A maggior ragione, aggiungiamo noi, se tutto ciò avviene attraverso il deep e dark web, da tempo ormai un vero e proprio “paradiso” delle organizzazioni mafiose per lo scambio di armi, droghe, ecc. Per contrastare tutto ciò, il Piano di prevenzione del governo prevede, tra le misure indicate, uno “scambio di informazioni continue tra forze di polizia e comparto intelligence; il monitoraggio dei flussi di import ed export di farmaci a base di fentanyl; il potenziamento delle capacità di controllo della Polizia con apparecchiature portatili dotate di tecnologia Raman, in grado di identificare rapidamente stupefacenti sintetici”, oltre a uno stato di allerta indirizzato alle Regioni “per monitorare livelli prescrittivi anomali”.
A tal proposito, proprio negli ultimi tempi, si sarebbe registrato un boom di casi di furto di “fentanili” presso le diverse strutture sanitarie presenti sul territorio italiano. Secondo Riccardo Gatti, uno dei massimi esperti di dipendenze in Italia, oltre a una maggior controllo in tal senso, il messaggio da rivolgere alle autorità sanitarie è principalmente uno e prevede che “ospedali e aziende sanitarie locali debbano essere preparate, più preparate di prima, a curare persone che stanno male per aver assunto fentanili”. Ciò ovviamente ha una doppia valenza: da un lato, tutto sembra far credere che una nuova ondata di fentanyl sia alle porte del Vecchio Continente e, quindi dell’Italia. I furti sono forse uno dei segnali meno indicativi, ma senz’altro fanno pensare che c’è già chi è a conoscenza delle “potenzialità” di tale farmaco e per questo fa tutto il possibile per reperirlo. Dall’altro, proprio perché ormai l’immissione sul mercato sembra prossima, è importante che chi di competenza si adegui affinché eventuali casi di overdose da tale tipo di sostanza vengano gestiti al meglio e in maniera tempestiva.
Il controllo sul territorio, i sequestri e, quindi, un contrasto più “pragmatico” sono sicuramente aspetti di vitale importanza e servono a tamponare il problema sul momento. C’è però anche un aspetto educativo e informativo da non trascurare: educare, infatti, è spesso l’arma migliore quando si tratta di droghe e di illegalità in generale. Infine, posto che casi di overdose e di usi smodati siano inevitabili, è bene essere pronti e intervenire al punto giusto (un po’ come fanno i globuli bianchi all’interno del nostro organismo). Se tutti questi tre aspetti dovessero essere messi in pratica in modo efficiente e immediato, allora l’allarme legato al fentanyl potrà essere gestito e perché no, persino limitato. In caso contrario si rischierebbe di dare il via libera alla criminalità organizzata, che potrebbe appropriarsi di un’arma letale, che garantirebbe lauti guadagni, al prezzo però di un drammatico caos sanitario e sociale.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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