Nel contrasto e nella prevenzione delle mafie, le istituzioni possono fare molto, se vogliono. Ma cosa può fare un semplice cittadino privo di responsabilità istituzionali o politiche? Cosa può fare colui che non è né magistrato, né poliziotto, né parlamentare? Colui che magari pensa con rassegnazione di essere “condannato” alla parte di spettatore, o addirittura vittima, o, nel migliore dei casi, alla parte di tifoso? Sappiamo benissimo che in un Paese come il nostro, dove l’interesse “particolare” ha sempre la meglio sull’interesse generale, il tifo da stadio la fa da padrone. La risposta arriva da centinaia di persone che, da Nord a Sud, scendono in piazza a gridare il loro no alle mafie. Tanti cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni sono scesi in piazza ad Abbiategrasso, un comune di circa trentamila abitanti alle porte di Milano.

Un lungo corteo per le vie della cittadina, finita al centro delle cronache nel mese di ottobre 2023 per gli 11 arresti e 153 indagati nell’ambito dell’inchiesta “Hydra” della Procura di Milano. I pubblici ministeri milanesi ipotizzano un nuovo sistema lombardo composto dalla triade ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra. Del resto la mafia si sente come il padreterno, uno e trino. Al centro di questa triplice alleanza o, per continuare a usare termini presi in prestito dal cattolicesimo, “santa alleanza”, vi sarebbe la figura di Paolo Errante Parrino, 76 anni, nativo di Castelvetrano, referente lombardo di Matteo Messina Denaro. Il bar Las Vegas, gestito dalla figlia di Errante Parrino sarebbe un po’ come una piccola Borsa di Milano, luogo di affari o, per meglio dire, di malaffari. Proprio per questo, la marcia antimafia è passata davanti a quel locale, al momento chiuso “per restauro”, quando invece tutti sanno, come ha già anticipato ilfattoquotidiano.it, che è stato chiuso per una interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Milano.

Ma non solo Nord. Anche i cittadini del Sud scendono in piazza a gridare quanto schifo facciano le mafie. Cittadini, associazioni, scolaresche, sindaci di diversi comuni del Salento si sono riuniti a Casarano per manifestare e marciare per la legalità. Bandiere, striscioni, parole al megafono per dire NO. Sull’esempio di Peppino Impastato, che ha insegnato come si può combattere la mafia con le parole, con i passi, con la marcia. I suoi cento passi che separavano casa sua dalla casa del mafioso Tano Badalamenti, sono diventati, in Salento, migliaia di passi per esprimere tutto il disgusto nei confronti della violenza mafiosa. Una settimana fa un agguato mortale ha tolto la vita al pregiudicato Antonio Amin Afendi, vittima di una guerra tra clan della sacra corona unita, che si stanno contendendo il territorio della penisola salentina. Tra i manifestanti anche don Antonio Coluccia, parroco antimafia, originario di Specchia, vittima di un attentato, ad agosto 2023, durante un’iniziativa per la legalità a Tor Bella Monaca, periferia est di Roma.

Alla luce di queste proteste e manifestazioni è significativo il fatto che, mentre il governo tace e approva leggi che rischiano di favorire indirettamente le organizzazioni criminali, i semplici cittadini si riappropriano del loro territorio, delle loro strade, urlando alla politica di muoversi e di attivarsi. Di fronte ad un governo che non mostra alcuna attenzione per il tema del contrasto alle mafie, cosa possono fare realmente i cittadini oltre che manifestare? Possono fare molto, possono agire in modo consapevole svolgendo azioni semplici ma efficaci. Una prima azione è quella di informarsi in modo critico, utilizzando più fonti. I media spesso sono condizionati da molteplici aspetti di convenienza editoriale e politica ed è proprio per questo che bisogna attingere da più risorse e valutare criticamente.

Altra azione è quella di consumare in modo critico, anche acquistando, se si può, i prodotti delle terre confiscate alle mafie, andando nei negozi che aderiscono ad “Addiopizzo”, richiedendo sempre lo scontrino, la fattura o le ricevute fiscali. Una terza azione è quella di partecipare sempre al voto, perché se non si sceglie liberamente, o si decide di non scegliere, si lascia che altri scelgano per noi. È importante cercare di scegliere i candidati più “puliti”, rifiutando quelli che possono farci o che ci promettono dei favori. Indicare la preferenza è fondamentale. Una quarta azione è quella di non accettare scorciatoie che la vita offre ogni giorno, i favori, le raccomandazioni, preferendo, come diceva Paolo Borsellino “al puzzo del compromesso morale, il fresco profumo della libertà “.

Una quinta azione è quella di denunciare e partecipare. L’indifferenza è compromesso. Il silenzio delle persone oneste è il pericolo maggiore che ci sia per la democrazia. Occorre uscire dal silenzio a cui ci vuole abituare chi governa e prendere parola. Perché una libertà passiva non esiste, la libertà va esercitata ogni giorno, per lei occorre spendersi, anche a costo di andare, come cantava Fabrizio De André “in direzione ostinata e contraria”.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org