La prima diagnosi è stata fatta all’inizio del 2022, precisamente lo scorso gennaio, sulla carcassa di un cinghiale: da quel momento la patologia si è diffusa molto velocemente. La peste suina sta dilagando negli allevamenti della Pianura Padana e nelle ultime settimane sono stati abbattuti 40.000 suini circa, senza contare i cinghiali morti a causa del contagio negli scorsi mesi. La peste suina (PSA) trova massima diffusione all’interno degli allevamenti intensivi, che costituiscono dei veri e propri focolai del virus, oltre a essere luoghi di dolore e sofferenza per gli animali. Ma non solo: gli allevamenti intensivi producono anche inquinamento, un danno che va considerato dunque nella sua globalità.

Spesso i cuccioli malati, ricoperti di escoriazioni e moribondi, sono rinchiusi, ammucchiati l’uno sull’altro, nelle gabbie ristrette e anguste degli allevamenti, senza tenere in considerazione tutto ciò che devono patire prima di finire al macello. In una situazione del genere si aggiunge anche la peste suina, che trova il suo picco in Piemonte e Lombardia, dove vengono allevati oltre 5 milioni di suini. Il virus della PSA può saltare da un allevamento all’altro, senza farsi notare: spesso, le morti causate dalla peste suina sono ‘mascherate’ dalla mortalità standard degli esemplari di suino, dovute per l’appunto dalle precarie condizioni in cui sono costretti a vivere gli animali.

La maggioranza degli esemplari colpiti dalla malattia è destinata a morire, si parla dell’80% di mortalità, una percentuale destinata a salire proprio all’interno degli allevamenti intensivi. Per questo motivo, Greenpeace ha indetto sul suo sito una serie di attività volte ad alzare la voce proprio sulle conseguenze degli allevamenti intensivi, sia da un punto di vista sanitario, sia ambientale: questo tipo di allevamenti, infatti, produce ingenti quantità di ammoniaca.

Nel frattempo, è di pochi giorni fa la notizia della completa eradicazione della peste suina dalla Sardegna, dopo circa quarant’anni. Lo hanno annunciato il presidente della regione Christian Solinas e l’assessore alla Sanità Carlo Doria, con il direttore generale del progetto per l’eradicazione della PSA, Giovanni Filippini. Un passo storico per la regione che consente così il via libera alle esportazioni, senza restrizioni. Entro il 2024 il processo sarà completato del tutto, mediante analisi e controlli che hanno reso le zone selvatiche “sicure”.

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