Si intitola “Lowland” ed è l’ultima produzione discografica degli Zugabe, esperta band veronese. Questo valido gruppo, nato nel 2012, ci offre un EP di quattro tracce, pubblicato lo scorso 19 maggio e improntato su un’atmosfera sonora tanto lontana dal mainstream quanto interessante. Mettiamo da parte i brani che passano in radio, dimentichiamo le strutture preimpostate, le strofe e i ritornelli e prepariamoci ad un contesto in cui le nostre emozioni verranno a galla, in cui ogni traccia è una rappresentazione emotiva che evolve e involve, in perpetua mutazione, talvolta con break improvvisi che rispecchiano quelli che sono i patemi d’animo o il dubbio che pervade la mente. Quella dei Zugabe è, insomma, un’analisi del profondo, fatta di alti e bassi, che porta alla completa definizione dell’emozione.
Per attuare questo percorso, in “Lowland” gli Zugabe si avvalgono di un genere che, in termini di sonorità, dà la sensazione di collocarsi proprio tra l’introspettivo e l’onirico: una base shoegaze, che solo apparentemente sembra non fornire riferimenti, si unisce ad altri dettagli provenienti dall’elettronica, per generare delle precise sensazioni di vacuità, di riflessione. Non mancano momenti più duri e cinici, anche se un po’ meno frequenti, che non si discostano molto dal mood slo-core che permea l’intera produzione.
“Lowland”, per quanto detto, è un EP che richiede non solo la giusta attenzione, ma anche una corretta predisposizione interiore, così da riuscire ad apprezzare fino in fondo i suoi contenuti, che appunto non si limitano alla sola proposizione musicale, ma riescono a toccare anche altre corde più intime, offrendo dunque qualità ma anche spunti di riflessione all’ascoltatore.
Quello dei Zugabe (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) è dunque un EP che ci è piaciuto e ci ha pienamente convinto.
Manuele Foti – ilmegafono.org
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