L’Artico non sarà più lo stesso a causa del riscaldamento globale. Con 30 anni d’anticipo rispetto alle previsioni, infatti, l’Artico centrale sarà completamente stravolto dal cambiamento climatico, le precipitazioni di pioggia supereranno le precipitazioni nevose e tutto questo accadrà entro il 2060 e non il 2090, come previsto in precedenza. L’allarme è stato lanciato dall’Università di Manitoba, il cui studio è stato poi pubblicato su Nature Communications. Il riscaldamento globale, se sarà immediatamente tangibile nelle regioni artiche, sarà tuttavia percepibile in tutto il pianeta, ma farne una stima e valutazione precise, adesso, è pressoché impossibile.
L’aumento delle precipitazioni piovose, dunque, significherà porzioni sempre più ridotte di territori coperti da neve. Questo vorrà dire che aumenterà l’acqua allo stato liquido, quindi la capacità di assorbire il calore: la neve, col suo bianco, infatti, riflette i raggi solari, evitando di incamerare troppo calore. Il riscaldamento globale, quindi, passa per gli oceani, che aumentano di livello a causa dello scioglimento dei ghiacci. Anche il permafrost subirà ingenti danni e sciogliendosi libererà sostanze incamerate e patogeni come l’antrace, altamente nocivi per l’uomo.
Il riscaldamento globale darà vita a un Artico più piovoso e più caldo, con eventi fuori stagione sempre più frequenti. Anche la Jet Stream, letteralmente “corrente a getto”, subirà delle modifiche, provocando piogge torrenziali e ondate di calore estreme nelle zone in cui è inusuale, così come ondate di freddo anomalo. Il processo ormai è avviato ed è quasi impossibile arrestarlo, pur ritornando su passi virtuosi. Il riscaldamento globale è in atto ormai da secoli, se parliamo di quello di origine antropica. Possiamo soltanto rallentarlo.
Redazione -ilmegafono.org
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