Raccontare le atrocità delle associazioni criminali è sempre stato un importante onere per chiunque abbia scritto anche un solo rigo sull’argomento. Parlare di mafia vuol dire raccogliere la pesante eredità di grandi persone del passato che hanno combattuto una battaglia senza quartiere, senza regole e con una posta in gioco altissima. La grandezza di questi uomini del passato sta anche nella capacità di chi resta di renderli immortali, raccontando le loro storie e proponendoli come modelli per la società moderna. È con questo spirito che in Italia dal 2001, come effetto naturale della legge del 1995 sulla confisca dei beni, migliaia di cooperative e attivisti ogni giorno restituiscono dignità sociale ai beni confiscati alle mafie. Ogni bene confiscato fino ad oggi è stato dedicato alla memoria di una delle vittime innocenti della criminalità organizzata.
Questa è una storia da raccontare come le altre perché ci parla di una parte di Paese che ha scelto di seguire i modelli giusti e di essere benzina nel motore del cambiamento. Togliere alle mafie beni vuol dire tagliare loro le gambe, cancellare il motivo per cui esistono. Restituire i beni alla comunità rappresenta invece un parziale risarcimento al territorio dei danni che lo Stato non è riuscito ad evitare. Questa storia l’ha raccontata, e bene, Carlo Barbieri nel suo libro “Le mani in pasta. Le mafie restituiscono il maltolto”, pubblicato nel luglio di quest’anno. Lo scrittore si è concentrato sulla storia della Cooperativa Placido Rizzotto, nata a San Giuseppe Jato nel 2001, che è stata la prima a riconvertire un bene in Italia. I prodotti realizzati sui terreni del piccolo comune in provincia di Palermo sono oggi delle eccellenze, dotate di marchio di qualità e legalità. Si tratta di eccellenze tipiche del sud Italia come olio, vino, pasta, taralli, legumi, conserve alimentari.
Il libro racconta anche la straordinaria realtà dei beni confiscati oggi, attraverso la storia di altre cooperative di successo che hanno esportato questo modello anche in Calabria, Campania e non solo. Il lavoro di Barbieri, attento alla memoria anche di Placido Rizzotto, sindacalista rapito e ucciso da cosa nostra, è stato accolto con grande favore dalla critica, al punto che due settimane fa è stato lanciato un progetto di crowdfunding per la realizzazione di un film liberamente ispirato al libro. Come si legge sul sito di Libera, si è scelto di raccogliere fondi con il preciso intento di “condividere il progetto con il pubblico”. La regia sarà affidata a Daniele Biacchessi, con Carlo Barbieri che collaborerà anche nella scrittura della sceneggiatura, mentre la distribuzione avverrà attraverso proiezioni pubbliche sia nei canali istituzionali del cinema che in quelli alternativi. La risposta è stata immediata con la raccolta fondi che ha raggiunto in poche ore la metà dell’obiettivo prefissato. Un bel segnale di speranza. C’è tanto da raccontare perché c’è ancora chi ha voglia di ascoltare.
Vincenzo Verde -ilmegafono.org
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