Meno uno! Pochi giorni fa, dalla lista dei super latitanti è stato depennato un nome “eccellente”, uno di quei nomi che ha fatto piangere buona parte della Calabria: Ernesto Fazzalari. Il boss, latitante da oltre un ventennio, era considerato talmente potente e spietato da essere in seconda posizione nella lista dei latitanti più pericolosi d’Europa, secondo solo a Matteo Messina Denaro. “U lentu”, questo il soprannome ereditato dal padre, entrò nel mondo della ‘ndrangheta per amore quando, appena ventenne, si innamorò di Rosita Zagari, figlia del boss Rocco, che ha condiviso con lui tutta la latitanza. Latitanza finita nella notte tra il 25 e il 26 giugno, quando gli uomini della squadra “Cacciatori” e del Gruppo intervento speciale hanno fatto irruzione nel covo di Fazzalari, sorprendendolo nel sonno.

Quella che stiamo raccontando, però, non è certo una storia d’amore. Fazzalari fu, infatti, uno dei protagonisti della faida di ‘ndrangheta di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, tra le cosche Zagari-Viola e Asciutto-Neri-Grimaldi, che, tra il 1989 ed il 1991, per aggiudicarsi il completo controllo del territorio, portò un enorme spargimento di sangue e si concluse con un bilancio di 32 morti. Tra gli omicidi particolarmente efferati di quel periodo, suscitò molto scalpore, paura e rabbia quella che è ricordata come la “strage del venerdì nero” quando, nell’arco di un solo giorno, il 3 maggio 1991, furono uccise quattro persone.  Una vittima, in particolare, fu decapitata dai suoi assassini e la testa, lanciata in aria, fu usata per un macabro tiro al bersaglio.

I racconti dei pentiti hanno attribuito a Fazzalari e al cognato, Pino Zagari, la paternità di quasi tutti gli attentati di quel periodo sanguinoso, ma il boss, in sede processuale, è stato ritenuto estraneo a quel massacro, venendo condannato all’ergastolo “solo” per due omicidi e per tentato omicidio. “Fazzalari – disse di lui, durante il processo Taurus, il pentito Roberto Comandè – è un killer spietato, uno di quelli che sparano come i pazzi. E questa non è una deduzione, questo è un fatto signor giudice”. La feroce guerra tra clan nel territorio della piana di Gioia Tauro cagionò, nel 1996, l’operazione “Taurus” che, supportata da un’intensa attività investigativa e dalle dichiarazioni dei pentiti, portò all’emissione di 172 ordini di custodia cautelare.

Da quel momento, il ventisettenne Fazzalari, già ritenuto un killer spietato e ricercato per omicidio ed associazione mafiosa, fece perdere le sue tracce. La latitanza non ha però in alcun modo incrinato il suo potere che, anzi, ha continuato a crescere, forte della fedeltà dei suoi gregari e dell’omertà ancora troppo radicata nel tessuto sociale calabrese, specie in realtà piccole come Taurianova, che conta circa 16mila abitanti. Nel corso degli anni, il boss è riuscito a sfuggire ad una decina di attentati e, nel 2004, ha evitato nuovamente per un soffio l’arresto.

Tutto questo fuggire non gli ha impedito di condurre una vita agiata. Nel 2004, quando fecero irruzione nel suo bunker sotterraneo sorvegliato da due pitbull nelle campagne di Molochio (in provincia di Reggio Calabria), i carabinieri trovarono, tra gli altri comfort, sigari e champagne. L’averlo “mancato” non ha scoraggiato i carabinieri che, dopo altri 12 anni di attività investigativa capillare, fatta di infiniti appostamenti e pedinamenti, sono riusciti finalmente a scovarlo in un casolare non molto distante dal precedente covo. Al momento dell’irruzione il boss, sorpreso nel sonno, non ha opposto resistenza all’arresto e ha comunicato ai militari le proprie generalità.

Durante la perquisizione del suo nascondiglio sono state rinvenute dai militari una pistola (con numero di matricola abraso) e dei materiali definiti “interessanti” dagli inquirenti. Molto soddisfatto dell’intera operazione il comandante generale dei Carabinieri, Tullio del Sette, che ha parlato di “operazione da manuale”. “È stata – ha dichiarato – un’operazione corale, sviluppata grazie all’impegno dell’Arma territoriale, dalla stazione alla compagnia, dal comando provinciale sino a quello regionale, insieme con i carabinieri del Gruppo di intervento speciale e dei Cacciatori di Calabria. È il coronamento di una intensa e articolata attività di indagine efficacemente diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria“.

Molto soddisfatto e orgoglioso anche il premier Matteo Renzi che ha dedicato all’operazione uno dei suo tweet. “Un’operazione – ha scritto – molto difficile, resa possibile dalla professionalità e della dedizione delle forze dell’ordine e dei magistrati”. “Grazie davvero – ha continuato il premier – dal profondo del cuore! Continuiamo a combattere la criminalità ovunque, palmo a palmo, casolare per casolare. Viva l’Italia!”. Entusiasta anche il Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, che ha parlato di “arresto storico”. “La cattura – ha dichiarato – è avvenuta in un territorio in cui gli Zagari-Fazzalari controllano ogni zolla di terreno”.

“Fazzalari – ha continuato Cafiero de Raho – si riteneva sicuro nel luogo in cui è stato trovato, perché era solo insieme alla compagna, non aveva un guardaspalle, non aveva persone attorno, non aveva nessuno”. “Va esaltato – ha aggiunto il procuratore – il momento di grande successo di uno Stato che continua ad andare avanti superando qualunque barriera e soprattutto il silenzio della gente”.

La reazione più bella ed emozionante è stata però quella dei militari coinvolti nell’operazione che, al rientro in caserma, ancora incappucciati, hanno festeggiato tra abbracci, applausi e sirene. L’ottimismo che queste immagini lasciano nel cuore rende possibile sperare che un giorno, possibilmente non troppo lontano, la lista dei super latitanti si accorci ulteriormente o, magari, possa essere finalmente cancellata”.

Anna Serrapelle- ilmegafono.org