Il fuoco non si ferma, non lascia tregua. Continua a mantenere un ritmo incessante, con appuntamenti funesti. Periodicamente, le fiamme divampano, in più punti, e travolgono tutto. Mentre l’ Italia scopre che la Sardegna è in piena emergenza, dopo giorni di roghi che hanno devastato soprattutto l’area dell’oristanese, la Sicilia cade ancora sotto i colpi degli incendi e nel silenzio delle istituzioni. Quella scorsa, è stata l’ennesima domenica di fuoco nel trapanese, nel palermitano e, naturalmente, nell’area degli Iblei. Qui, ogni maledetta domenica è una guerra. Combattuta da volontari, cittadini, movimenti, Vigili del Fuoco, Forestale, Protezione Civile, contro un esercito invisibile. Più per incapacità delle istituzioni che per capacità dei criminali. Perché le istituzioni, a partire da quelle regionali, sono assenti.

Lo Stato stesso non è presente come dovrebbe, non considera la lotta al fuoco una priorità. Basti pensare che i Canadair sono insufficienti, non coprono tutte le regioni italiane ed è stato necessario chiedere ad altri Paesi dell’Ue di inviarne altri in soccorso. Canadair che vengono poi affidati ai privati, con costi esorbitanti per i contribuenti. Questo perché si continua a non voler nazionalizzare la gestione operativa e logistica dei mezzi, magari unendo questo passaggio a una lunga ed efficace attività di prevenzione. Sembra di ripetere le stesse cose, ma è per via dell’assoluta mancanza di ascolto a tutti i livelli, da quelli locali a quelli regionali e nazionali. La criminalità, il fuoco, stanno mangiando ettari di territorio, minacciando anche gli abitati, le persone, le città, ma nessuno dai palazzi intende entrare in questa guerra per difendere l’ ambiente e il futuro dei cittadini.

A Noto, domenica scorsa, l’incendio partito dal vallone sottostante il paese ha rischiato di provocare una tragedia ancora più drammatica. Attorno alle ore 14, le fiamme hanno iniziato a salire verso l’abitato (qui sotto vedi il video postato dal MAI), lambendo le case e arrivando a un passo dalla centralissima porta Reale, quella attraverso la quale si accede al corso Vittorio Emanuele. Il centro della città. Il suo cuore. Il fuoco ha proseguito il suo cammino lungo il fianco del paese arrivando a pochi metri dal distributore di benzina a bordo strada, creando grande spavento per le potenziali, gravissime conseguenze. L’intervento di Vigili del Fuoco, Protezione Civile e Forestale, con mezzi aerei e di terra, ha permesso di fermare le fiamme. Già nell’agosto del 2020, sempre a Noto, nella zona di San Corrado, un rogo spaventoso aveva messo a rischio case e popolazione. Ora, la cosa si è ripetuta, con dimensioni ancora più ampie.

L’incendio ha messo a nudo anche un altro problema, quello legato ai rifiuti abbandonati, nascosti nella vegetazione, che ha prodotto fumi tossici e dannosi per i cittadini. Lo denuncia il Movimento Antincendio Ibleo (MAI), sempre presente nell’avvistare e segnalare i roghi e, molto spesso, nel partecipare alle fasi dello spegnimento, laddove possibile. “La situazione attuale intorno a Noto – scrive il MAI – è grave. La vegetazione nasconde la spazzatura e i rifiuti tossici ovunque nelle strade limitrofe al centro abitato che quotidianamente vanno a fuoco creando fumi tossici. I terreni abbandonati sono tanti, troppi e l’incuria è sotto gli occhi di tutti, cittadini e turisti. Una piaga per una città Patrimonio dell’Unesco che l’amministrazione comunale non dimostra di sapere gestire”.

“Chiediamo ancora – continuano i volontari nella nota – che si faccia prevenzione, che venga applicata l’ordinanza comunale (quella che obbliga alla cura e pulizia dei terreni incolti, sia pubblici che privati, ndr), che venga sporta denuncia là dove questa non sia rispettata e che vengano perseguiti e sanzionati i trasgressori”.

Intanto, si contano sempre i danni e si fanno i conti con la paura. Nell’attesa del prossimo rogo, nel timore di un’altra maledetta domenica di fuoco, mentre la Regione tace, mentre lo Stato continua a tenere bloccata la procedura per la realizzazione del Parco Nazionale degli Iblei. E mentre la politica locale, a parte un po’ di retorica appiccicosa, pensa alla campagna elettorale, accusandosi reciprocamente o difendendosi, senza però far nulla di concreto (applicazione delle leggi, azioni di controllo e vigilanza, attuazione delle ordinanze, prevenzione) contro quello che dovrebbe essere un nemico comune da combattere. Insieme. Come stanno provando a fare gruppi di cittadini.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org