Da giorni è iniziata la protesta di Greenpeace e del WWF a Palermo contro le trivellazioni nel canale di Sicilia. “No trivelle nel Canale di Sicilia”, “Il mare di Sicilia non si tocca” e “Sul nostro mare dobbiamo metterci una crocetta sopra?”: sono questi gli slogan con i quali si è aperta la manifestazione e con i quali gli attivisti chiedono non solo di fermare questo scempio, ma anche di puntare sull’efficienza energetica e sull’utilizzo di fonti rinnovabili più pulite. Non ricevendo risposta dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, si sono riuniti davanti al Palazzo D’Orleans creando in pochi minuti un simbolico luogo d’incontro in attesa di quello ufficiale, promesso da mesi, ma mai convocato.

“Le estrazioni petrolifere nel Canale di Sicilia non solo mettono in pericolo l’ecosistema e la ricca biodiversità di quest’area, ma anche quei settori vitali dell’economia come la pesca e il turismo, che dipendono dal mare”, dichiarano Greenpeace e WWF.

Già da tempo le associazioni combattono per questa causa: lo scorso febbraio è stata lanciata una petizione, firmata da 36.000 persone, sulla piattaforma change.org rivolta al presidente per ottenere il tanto atteso confronto. La replica è stata del tutto opposta: anziché bloccare questi scavi, Edison e ENI stanno per essere autorizzate a trivellare fino a ventuno pozzi al largo di Pozzallo per estrarre bitume. Una pazzia che bisogna fermare al più presto perché rischia di generare la corsa all’oro siciliano. A tal proposito, è stato distribuito distribuito un documento che racchiude compiti e obiettivi del tavolo tecnico: progetti legislativi, iniziative politico-istituzionali, collaborazioni scientifiche e progetti culturali.

Se torniamo indietro nel tempo, ci rendiamo conto che questo non è un caso isolato, ma una storia che si ripete. Infatti, una vicenda simile risale al tempo del governo Cuffaro, quando la società Panther Oil ottenne il via libera alle trivellazioni nel Val di Noto. A reagire e iniziare una dura battaglia per la salvaguardia di questa incantevole zona di pregio, patrimonio dell’Unesco, furono sia ambientalisti che cittadini, che diedero vita al movimento No Triv, al quale si unirono anche intellettuali e personalità, tra cui spiccava il nome del famoso scrittore siciliano Andrea Camilleri. Alle iniziative contro l‘assalto dei petrolieri parteciparono anche molti sindaci dell‘area e alcuni esponenti politici regionali. La battaglia fu lunga e faticosa, ma alla fine l’azienda texana dovette rinunciare al suo progetto.

Come in passato, anche oggi si prova a fermare questo ennesimo scempio. Le due associazioni ambientaliste non smetteranno di battersi finché non avranno raggiunto il loro obiettivo, con la speranza, appunto, di salvare il mare siciliano. L’isola rappresenta una vera e propria miniera d’oro, quindi, ciò che intendono ottenere è un impegno a favore dell’ambiente e non degli interessi petroliferi e, inoltre, provvedimenti validi per la tutela di un’area delicata e prestigiosa come questa.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org