Dalla Sicilia orientale, più esattamente da Catania, arriva un trio che, dopo anni trascorsi sui palchi, tra festival e rassegne blues, a un certo punto ha deciso di chiudersi in studio per lavorare al primo album. Loro sono i Van Kery e, lo scorso 19 marzo, hanno pubblicato il loro esordio discografico, intitolato “New Life” e uscito con l’etichetta Vrec/Audioglobe. Un album composto da nove tracce dal carattere decisamente rock e blues, con atmosfere proprie della gloriosa tradizione degli anni Settanta. Canzoni che lasciano trasparire riferimenti e ispirazioni importanti, come i Led Zeppelin, Jeff Beck o i più recenti Rival Sons, e che seguono una linea melodica che varia, alternando ritmi più duri e “carichi”, ad altri più armonici e intimi.
Così, ad esempio, è possibile agitarsi e andare a tempo davanti agli assoli di chitarra e alle distorsioni di One thing I learned, seconda traccia del disco, e subito dopo calarsi nell’atmosfera fortemente blues, romantica e avvolgente di Perfect Love, il brano successivo, uno di quelli che ci teniamo a sottolineare, per struttura musicale, arrangiamenti e intensità dell’interpretazione. Ascoltare l’album dei Van Kery è come sfogliare le pagine di un’enciclopedia dedicata a questo genere e ai suoi grandi interpreti, per riassaporare i suoni propri del rock&blues anni ‘70 (Everything I do is wrong forse è quella che più conserva questo sapore).
Il rischio potrebbe essere quello di perdere qualcosa in termini di originalità, ma alla fine è anche vero che quando la musica è ben suonata e scorre ottimamente, accompagnando in modo piacevole l’ascoltatore, questo è un rischio che bisogna anche permettersi di correre. E poi bisogna dire che i Van Kery riescono a ovviare con dei cambi di direzione inattesi, spesso anche spezzando, con incisi fortemente rock, il sound di certi brani più ipnotici e intimi (come Chasing Me). Per non parlare poi delle due tracce strumentali (la track-title New life e il brano Let me sleep, che chiude il disco), molto belle, intense e inattese.
Insomma, quello dei Van Kery (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) è un bell’esordio, un disco che si fa ascoltare e che è molto gradevole avere come compagno di viaggio. Come fosse un amico fidato in grado di scuoterci con un assolo di chitarra ma anche di regalarci un po’ di serenità e qualche ballata malinconica sospesa nel tempo di un genere immortale.
Redazione -ilmegafono.org
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