Le etichette degli alimenti sono uno strumento fondamentale per capire cosa e come stiamo mangiando: in alcuni paesi europei è diffuso il sistema Nutriscore, che dovrebbe aiutare il consumatore alla prima occhiata. Le intenzioni sono buone alla base, ma alcune etichette presenterebbero dei dati fuorvianti, tali da far considerare “una lattina di una bevanda zuccherata fatta in laboratorio più sana dell’olio extravergine d’oliva”, come commenta il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli.
L’etichetta Nutriscore è costituita da cinque colori e cinque lettere immediatamente comprensibili: segnano un punteggio con il quale il consumatore, su 100 grammi di prodotto, riconosce il contenuto di nutrienti, sia positivi che negativi per la nostra salute. In tal caso anche la dieta mediterranea, ritenuta a gran voce la migliore, avrebbe un punteggio più alto. Il rischio dell’etichetta Nutriscore, tuttavia, sta nel fatto che i consumatori potrebbero confondere i colori e trattarli come una sorta di “via libera”, senza farsi troppi problemi nell’assunzione di determinati nutrienti, ottenendo così l’effetto contrario.
Secondo gli esperti, questo sistema danneggerebbe il Made in Italy, in quanto i prodotti sembrerebbero nocivi, innescando così una malsana competizione tra aziende, che potrebbero approfittare di questa confusione per vendere (e far ingerire) prodotti più dannosi. L’Italia aveva proposto un altro tipo di etichetta, definita “a batteria”, che misura cioè le quantità dei singoli fattori nutritivi rispetto alle quantità di riferimento consentite. Lo scopo è quello di far capire al consumatore che molto dipende dalla quantità ingerita, trovando così il giusto equilibrio nutrizionale. Certo è che leggere attentamente un’etichetta può diventare un’attività complessa e poco agevole, ecco perché è fondamentale approcciarvisi con un linguaggio accessibile e comprensibile, a prova di consumatore.
Redazione -ilmegafono.org
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