Il nuovo progetto che ci propone l’etichetta ferrarese Alka Record Label (e che vi presentiamo questa settimana) porta il nome di “God of the basement”, un progetto dal sapore internazionale che strizza l’occhio ai nostri Bud Spencer Blues Explosion, con un tocco ed una marcia in più per quanto riguarda la complessità di suoni ed arrangiamenti. La produzione del disco risulta impeccabile ed è piena di ottimi spunti per la critica e per un pubblico attento.
God of the Basement è una band fiorentina che si è formata appena due anni fa ma che già mostra una forte personalità e idee molto chiare. Il loro primo album full-lenght, omonimo come accade spesso all’esordio, risulta essere un prodotto alternative rock molto gradevole, che non stanca e non si perde in troppa sperimentazione, miscelando così la giusta dose di “già sentito” con il giusto tocco di “ma che figata!”.
La band fiorentina (il cui cantante è stato ospite dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra web radio) dimostra pertanto di saper fare sul serio, mettendo in scena una maturità musicale ben contestualizzata nel nostro panorama, guardando sempre oltre i nostri confini. L’ascolto dell’album risulta essere consigliatissimo in quanto non si tratta dell’ennesimo disco buttato sul mercato alla velocità della luce, in mezzo a tanti, molti, troppi altri dischi. Il tutto risulta essere ragionato e studiato senza però peccare di istinto e genuinità ed il risultato è un ottimo connubio di elettronica, sperimentazione e giusta malinconia.
Tra le tracce che rimangono più impresse durante l’ascolto ritroviamo With the lights off, vero biglietto da visita della band, che ha molto da dire. Il nostro augurio è quello di poter dare sempre più visibilità a progetti sinceri e genuini come questo senza troppo però distogliere l’attenzione da un continuo miglioramento che anche per i God of the Basement sarà necessario per l’eventuale consacrazione nel circuito indipendente. Unica pecca: sarebbe stato bello poter ascoltare tutto il disco in lingua italiana, perché di dischi così, in Italia, ce n’è sempre bisogno.
Heisenberg -ilmegafono.org
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