Di Andrea D’Accico, meglio noto come Saintapollinaire, non si direbbe affatto che si tratta di un chitarrista autodidatta. Il suo stile compositivo, infatti, è articolato e dettagliato, ha un certo rilievo ed è immerso peraltro in un genere complicato, in cui strutturare cose sensate non è per niente facile. Un genere, quello scelto da Saintapollinaire, che si inquadra perfettamente come una via di mezzo tra il jazz e il blues, un tipo di musica per la quale è necessario saper esprimere molto e avere orecchio e predisposizione per cambi di ritmo, sincopi e quant’altro.

Un sound che viene arricchito soltanto da una qualche sapienza musicale e non da effettistiche roboanti o da eccessi di volume. La musica di Saintapollinaire è tutto questo, arricchita sia da testi passionali e introspettivi, sia da una gamma di strumenti abbastanza ampia, come ad esempio sassofoni, flauti, violoncelli e contrabbassi, tutti egregiamente equilibrati tra di loro, creando così un mosaico di suoni incastonati alla perfezione.

Quanto espresso finora è riscontrabile nel disco d’esordio da solista di Saintapollinaire, un album intitolato “Principiante della vita”, uscito il 19 ottobre scorso. Dieci inediti che, attraverso questa atmosfera jazz-blues appena descritta, ci fanno assaporare qualcosa di intenso, quasi sensuale, in un vortice di ritmi e melodie mai domo, che ci lasciano immaginare di essere seduti in un vecchio e glorioso club popolato da musicisti, tavolini, bicchieri, luci basse e dalla magia di sonorità armoniose ad accompagnare una voce femminile seducente.

Un album molto coinvolgente (di cui abbiamo parlato con lo stesso artista nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra web radio) che merita di essere ascoltato con la passione di chi ha voglia di affondare i propri pensieri in un bel bicchiere di buona musica.

Manuele Foti -ilmegafono.org

 

La copertina dell’album “Principiante della vita”