Tra le varie mancanze del contratto di governo firmato dalle forze di maggioranza, ce n’è una che è particolarmente evidente. Il Movimento 5 stelle e la Lega, nelle 58 pagine pubblicate in questa operazione di trasparenza sui programmi di governo, hanno dimenticato quasi del tutto la lotta all’evasione fiscale e non fanno alcun accenno al recupero delle centinaia di miliardi di capitali italiani all’estero. Uno strano buco se pensiamo che lo stesso ministro Di Maio, nell’aprile del 2017, definiva “ipocrita” l’Europa che permetteva al suo interno la presenza di paradisi fiscali.
Le inchieste condotte dal settimanale “L’Espresso” sembrerebbero aver fatto in parte luce sulla faccenda.
Secondo il noto settimanale, infatti, alcuni esponenti fortemente legati alla Lega e al suo tesoriere sarebbero coinvolti nella creazione di numerose società offshore e nei movimenti di capitale in vari paradisi fiscali. Dal Lussemburgo passando per Panama, finendo a Malta, paese con cui il ministro dell’Interno e leader leghista, Matteo Salvini, è finito più volte in polemica in tema di immigrazione.
È importante premettere che il partito di Salvini, al secolo la Lega Nord, nel 2012 è stato coinvolto in uno scandalo sui rimborsi elettorali che venivano intascati da alcuni esponenti. Il processo è ancora in corso e c’è stata una condanna in primo grado ai danni dell’ex tesoriere Francesco Belsito, oltre ad Umberto Bossi e ad altri 5 imputati. La Lega, inoltre, è stata condannata a pagare circa 48 milioni di euro. Di questi, solo 2 milioni sono stati attualmente trovati e confiscati.
Dopo la bufera sui rimborsi elettorali, il partito è stato in parte rifondato e Matteo Salvini ne ha preso le redini modificandone le gerarchie politico-economiche, piazzando alcuni suoi fedelissimi nelle posizioni di rilievo. Giulio Centemero, fratello dell’ex parlamentare FI, ha ottenuto la carica di tesoriere del partito, Alberto Di Rubba è diventato il nuovo direttore amministrativo e Andrea Manzoni è invece stato nominato revisore contabile dei gruppi parlamentari. Tutti e tre sono entrati in parlamento con le ultime elezioni. Sono questi i nomi che gestiscono attualmente le casse del partito.
Proprio per loro scelta la tesoreria è stata trasferita dalla storica via Bellerio, a Milano, al civico 24 di Via Angelo Maj in quel di Bergamo. Proprio questa sede, secondo l’indagine de “L’Espresso”, sarebbe diventata il crocevia di una serie di società nate successivamente, di cui almeno 7 di proprietà ignota, considerando la catena di fiduciarie italiane e di holding lussemburghesi che dovrebbero possederne il pacchetto azionario.
Da qui, sempre secondo l’inchiesta, partirebbero una serie di intrecci che coinvolgerebbero i vertici della tesoreria e alcuni manager, in un sistema apparentemente irrintracciabile che però avrebbe lasciato dei segni evidenti tramite società nate a Panama prima e a Malta poi. Ovviamente le parti in causa hanno smentito qualunque coinvolgimento della Lega, in quanto partito, e qualunque affare losco. Ma quanto viene raccontato nel dettaglio dal celebre settimanale, salvo smentite, può aprire gli occhi degli elettori sulla vera natura di alcuni slogan politici che sono diventati programma di governo.
La questione è politica, perché va precisato che, anche se fosse accertato tutto quello che si evince dall’inchiesta nessuna legge sarebbe stata comunque violata, ma risulterebbe evidente e paradossale la contraddizione di un partito che di giorno chiude le frontiere a chi muore di fame e di guerra e di notte non chiude gli occhi e i rapporti con i paradisi fiscali dei milionari.
Vincenzo Verde -ilmegafono.org
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