Il 19 febbraio scorso, a Roma, la giornalista di “Repubblica”, Federica Angeli, ha testimoniato in tribunale contro Armando Spada, cugino del boss Carmine ed esponente di spicco del clan che da anni spadroneggia nel municipio di Ostia e che proprio negli ultimi mesi è tornato alla ribalta nazionale, soprattutto a causa di fatti incresciosi avvenuti nei confronti di altri giornalisti. La testimonianza della Angeli è soltanto l’inizio di un processo in cui Armando Spada è accusato di minacce e di violenza privata nei confronti della stessa giornalista.

Il tutto è iniziato nel 2013, anno in cui la coraggiosa cronista decide di scrivere e fare un’inchiesta sul clan Spada e, nello specifico, sul controllo e la gestione che esso avrebbe avuto sui lidi balneari di Ostia. Un’inchiesta, questa, che è stata una vera e propria denuncia di una realtà fino ad allora taciuta, nascosta nel silenzio più assoluto. Per tale ragione, l’impatto del lavoro della Angeli è stato dirompente e ha completamente stravolto la sua vita, dato che da quel momento è stata costretta a vivere sotto scorta.

Proprio lunedì scorso, però, è giunto il momento tanto atteso: la possibilità di ripetere davanti a un magistrato i soprusi subiti, la paura provata, la prepotenza e la violenza messe in atto da criminali scellerati che usano tutto questo per mostrare il proprio potere e farsi forti agli occhi della gente comune.

Per l’occasione, per fortuna, Federica non è rimasta sola: all’ingresso del Tribunale, infatti, una folla composta da cittadini comuni, studenti e membri di diverse associazioni hanno mostrato la propria solidarietà e vicinanza realizzando un sit-in (una vera e propria “scorta mediatica”, come cita il sito della Fnsi, organizzatrice dell’evento), a dimostrazione del fatto che la criminalità va combattuta con ogni mezzo e che c’è gente che vuole farlo con coraggio e spirito di sacrificio e che, per tale motivo, deve assolutamente godere di un appoggio totale e duraturo.

È proprio questo il punto principale dell’intera questione, sul quale bisognerebbe concentrarsi maggiormente: non abbandonare mai chi fa il proprio dovere contro la criminalità perché è in questi momenti che la solidarietà si trasforma in un vero valore aggiunto, un valore che dà ancora più forza al testimone e permette agli inquirenti di raggiungere il risultato sperato e di isolare i criminali.

Per fortuna, stavolta non è mancato nemmeno il sostegno politico nei confronti di Federica, quel sostegno che troppo spesso manca (che sia stato il vento sempre più forte del 4 marzo a soffiare e a colmare l’assenza?). Tra tutti, non poteva mancare il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che, nonostante qualche battibecco avuto in passato con la giornalista, ha voluto ricordare che «la lotta alla mafia deve unire sempre, anche quando si hanno opinioni non sempre coincidenti», un bel segnale di compattezza che in questo momento è essenziale.

Bisogna anche ricordare, infine, che il clan Spada ha subito colpi notevoli proprio negli ultimi tempi, dato che solo qualche settimana fa ben 32 esponenti sono stati arrestati con l’accusa di associazione mafiosa. Un segnale importante che fa sperare in una bella operazione di pulizia di Ostia e del litorale romano. Ma non bisogna adagiarsi, perché oggi più che mai è necessario insistere. Tutti insieme, nella convinzione che la sinergia tra magistratura, forze dell’ordine, giornalisti come la Angeli, associazioni e cittadini potrebbe portare al colpo di grazia finale, quel colpo che, si spera, andrebbe a distruggere qualsiasi tentativo di ricostituzione del potere mafioso nella zona di Ostia e non solo.

Giovanni Dato -ilmegafono.org