La provincia è spesso un punto di partenza, il luogo nel quale ci si sente al sicuro ma da cui spesso si spera di partire, un giorno, per lanciarsi alla scoperta del mondo. E fino a quel giorno bisogna allenarsi, fare esperienza, lavorare e mettere in gioco tutte le proprie capacità. I Babel Fish la provincia, nello specifico quella modenese, l’hanno trasformata nella loro palestra, respirandola attraverso la propria musica, le sperimentazioni, le tante ore in sala prove ad improvvisare, a provare accordi e sonorità, fino a trasformarli in brani inediti.
Come quelli che compongono il loro nuovo Ep, intitolato “Follow Me When I Leave”, che uscirà il 2 marzo con l’etichetta Tempura Dischi. Quattro tracce post-rock che si fondono e si separano quanto basta per spingere più lontano i nostri pensieri, nota dopo nota. Quello che ci offrono è un cammino lungo l’assenza (come ci hanno spiegato nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play”, nella nostra radio web), intesa come un elemento di frustrazione che però, se affrontato positivamente, può mutarsi in stimolo e opportunità di rinascita.
I Babel Fish, in questo loro Ep, ci introducono in un mondo musicale che è esperienza inaspettata, suggestione, pensiero. Le parti strumentali, che dominano in quasi tutti i brani, sfruttano soprattutto le distorsioni e i giri di chitarra che ci intrappolano e allo stesso tempo ci liberano dalla routine, facendoci sperimentare la quiete e la perfezione musicale. Ci proiettano, in questo modo, in un’esperienza ben calibrata, che a tratti introduce la voce del cantante, che risulta ugualmente ipnotica ed eterea.
Questi quattro musicisti modenesi ci propongono una musica che seduce e, quasi come una medicina, allontana le angosce, facendo crescere nella rabbia delle chitarre elettriche e nella precisione dei bassi e delle percussioni la determinazione di resistere, vincere, combattere. Sicuramente questo non è solo un Ep, ma una vera e propria esperienza.
Il post-rock dei Babel Fish ricorda la musica dei mitici Mogwai, utilizzando appunto la strumentazione rock in modo non convenzionale, con le chitarre elettriche ad allentare le ansie, diradare i pensieri, scorrere come fiumi lenti e consapevoli verso il mare inesplorato della musica. Perché abbandonarsi al rock non necessariamente equivale ad accendersi in una danza indiavolata. Questo Ep, dunque, è consapevole e riuscito. È l’inizio di un percorso che non potrà che portare a navigare in nuove ed inesplorate acque.
FrankaZappa -ilmegafono.org
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